SOTTIL, LUCARELLI: DUE STAGIONI, STESSO CANOVACCIO

Una domenica come tante altre, come ormai si ripetono da anni. Il Catania prende l’ennesimo ceffone della stagione mentre la capolista si allontana non mollando di una virgola. Prima i rossazzurri vanno in svantaggio per un banale errore difensivo, poi, come accade di frequente, sbagliano una valanga di azioni subendo le numerose ripartenze degli aretusei.

La sensazione, neanche troppo velata, di un film già visto. La scorsa stagione, infatti, anche il Catania di Lucarelli stentava a riprendersi quando la gara si metteva in salita, con crolli e sconfitte inspiegabili che hanno pregiudicato il raggiungimento del primo posto. Similitudini molteplici riscontrabili anche nel tipo di campionato disputato, con la squadra del mister livornese pure lei caratterizzata da numerosi alti e bassi. Potenza, Catanzaro, Bisceglie e Siracusa, in tutto simili alle disfatte inspiegabili della scorsa annata con Sicula Leonzio, Monopoli e Matera (tanto per fare qualche esempio).

Infine, la Juve Stabia ha preso il posto del Lecce di Liverani: e come lo scorso anno i rossazzurri rimangono lontani dal primato senza mai, neanche temporaneamente, raggiungerlo.

La sconfitta di ieri contro il Siracusa fa male e conferma questo triste trend: l’incapacità di essere costanti, forti, sistematici sia nell’espressione di gioco e nei risultati. Cosa che agli avversari stabiesi, con loro grande merito, succede spesso: perché  la fortuna aiuta gli audaci e quando vinci, pareggi, anche all’ultimo istante, non può essere un caso.

Come non può essere un caso la sistematica inefficienza tecnica, tattica e di cinismo della squadra etnea nelle partite più importanti.

Dal mercato poi non arrivano le risposte sperate alle carenze sulle fasce rilevate nella prima parte di stagione: Di Piazza è infatti una punta centrale che sa fare anche l’esterno, un po’ come fa già lo stesso Marotta. Quindi, allo stato attuale, la ricerca del guizzo è affidata al solo giovane e inesperto Manneh, che ha comunque dimostrato più di qualche difficoltà nel puntare l’uomo contro le difese più attendiste.

Il tempo delle favole e dei grandi proclami è finito: la Serie B, cosí, resta una chimera. Tanto che certe storie, sentite e risentite, sono ormai difficili da credere.

Simone Caffi

 

 

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