SIGI, MISSIONE COMPIUTA

Cos’altro aggiungere a quanto già detto e ridetto in questi giorni, e su quello che potrebbe significare in prospettiva per il Calcio Catania, oltre che la città stessa di Catania? Arrivato il “nuovo”, qualcosa di cui si sentiva necessità, sia economicamente che a livello di competenza ed investimenti, non bisogna certo dimenticare quel che è stato, e quello che, Catania in primis, ha dimostrato già di avere.

Cosa ha significato SIGI? Questa semplice domanda porta con sé tante e troppe risposte da poter essere riassunte e spalmate su qualche riga, oltrepassando i confini dell’ordinario, avendo tutti i requisiti per diventare quella storia noiosa che ogni nonno racconterà un giorno ai propri nipotini, di quella volta che un gruppo di amici, professionisti, tifosi, presero per i capelli una società destinata ad un inevitabile fallimento, salvandone la storia per poi tenerla dolcemente per le mani, accompagnandola ad una posizione più che dignitosa, passando il testimone in melius a qualcuno che è riuscito a convincerli del proprio progetto, dimostrando di avere quei valori tali da poter sposare quella causa, farla propria e continuare a tenere per mano questo splendido gioiello dell’Etna, in tutte le sue sfaccettature.

Arrivano i progetti, vero. Arriva il capitale, vero. Arriva competenza settoriale ad ogni livello, vero. Arriva pure voglia e passione, senz’altro. Ma non che negli ultimi mesi non ve ne sia stata, e che questa sia scesa miracolosamente da un aereo nella sera di venerdì scorso. SIGI ha dimostrato, in tutte le sue componenti, in primo luogo di avere il coraggio di fare delle scelte, anche sul piano dei calciatori. Ha saputo ridisegnare, sul piano sportivo, un organico di tutto rispetto, stando vicino al mister ed alla squadra anche quando le cose sembravano andare per il verso sbagliato, fino a raggiungere la terza piazza in classifica. E, diciamocelo, era tutt’altro che scontato.

E sarebbe perfino stato comodo, nel caso fosse andata male, tirare di rendita sventolando un mantra del tipo “ma vi abbiamo salvato”. Sigi ha saputo fare le cose per bene, non trasmettendo mai frenesia, al contrario trasferendo in campo una tranquillità ed al contempo una carica al gruppo, che ad onor del vero non la si vedeva da anni, nemmeno quando si sono avuti anche organici più attrezzati, sulla carta. E SIGI? Non si è certo cullata di ciò, non ha mai dimenticato da dove era partito il progetto, né il suo fine, cioè fare il bene del Catania. Pensandoci, alla luce di una buonissima classifica, a momenti anche oltre le attese della vigilia e con tanto di play-off alla portata, avrebbe benissimo potuto attendere e sfidare la sorte in una clamorosa promozione, rinviando le vicende sulla vendita. Ma invece no, anzi, proprio nel momento di forma migliore della squadra, il gruppo SIGI ha mantenuto fede al proprio cammino, conducendo una trattativa con una cordata che ha dimostrato di tenere a Catania, di volerla a tutti i costi, di garantire una progettualità che, per risorse, superava di netto la loro. Già, la conduzione della trattativa. Nessun regalo, nessun passaggio di patata bollente, nessuno scarico di responsabilità.

Risulta davvero complicato riassumere globalmente quanto lavoro e quanto significato ci sia in questi mesi da parte di SIGI, tanto da invidiargli forse, quell’essere riusciti ad essere professionisti, tifosi, amici, senza mai sovrapporre e fare prevalere l’una qualità all’altra, mantenendole tutte in perfetto equilibrio. Chapeau SIGI.

Gabriele Di Mauro

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