Historia magistra vitae

La storia si ripete. Esattamente dieci anni dopo. Il cataclisma che ha recentemente sconvolto il Calcio Catania, con la presunta compravendita di cinque partite pilotata dal presidente Antonino Pulvirenti, riporta a galla una simile vicenda di illecito sportivo riguardante nello specifico il Genoa CFC.

Detto in soldoni, al termine della stagione di Serie B 2004-2005, dopo avere ottenuto la promozione nella massima serie, la società del presidente Enrico Preziosi venne accusata di aver combinato il risultato dell’ultima gara di campionato contro il Venezia, vinta per 3 a 2. Dopo un’estate rovente, il procuratore federale Stefano Palazzi decretò il declassamento in Serie C1 – l’odierna Lega Pro – con 3 punti di penalizzazione da scontare nella stagione successiva.

Mutatis mutandis, il Caso Genoa può rivelarsi un discreto termine di paragone per provare a delineare quelle che saranno le sorti del Calcio Catania.

Considerando che, nel caso degli etnei le partite incriminate sono addirittura cinque, è difficile prevedere che la giustizia sportiva possa sottrarre il club dal baratro della terza serie. Tutta da valutare invece l’ipotesi di un’eventuale penalizzazione. Ma, se vogliamo, l’elemento più interessante che emerge dal Caso Genoa è quello che riguarda il presidente Enrico Preziosi, inizialmente accusato di associazione a delinquere e frode sportiva.

Il patron, infatti, nonostante l’inevitabile perdita di credibilità umana e professionale, continuò ad essere al timone del club ligure, riportandolo presto ai vertici del calcio che conta.

Oggi il Genoa, classifica alla mano, rappresenta la sesta forza del calcio italiano. Le vicende di 10 anni orsono, invece, sembrano essere finite inesorabilmente nel dimenticatoio.

Antonio Longo

Tags

Se ti è piaciuto, leggi anche:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *