L’amore, quello vero

<< L’ho fatto per amore >>. Così, Antonino Pulvirenti, ormai ex presidente del Catania, ha avuto il coraggio di giustificarsi durante la sua (ultima) conferenza stampa. Ha agito, a suo dire, per troppo amore, per devozione nei confronti dei colori rossazzurri, e quindi, a rigor di logica, per la gente che ha sempre creduto nei progetti del Calcio Catania. I tifosi amano il Catania, sono loro i primi che hanno portato onore alla propria città e alla squadra.

Precisiamolo, il vero amore non è quello di un imprenditore che, nascondendosi dietro presunte minacce, decide di diffamare non la propria società ma un’intera città e il suo popolo. Pulvirenti non ha infangato solo i colori del Catania, ma ha imbrattato – e continua a farlo con le sue dichiarazioni – la memoria di chi ha dato la vita per Catania e per il Catania.

I casi da citare sarebbero, ahimè, infiniti. Primo, indelebile nel ricordo dei catanesi, Angelo Massimino, il “Presidentissimo”, il Cavaliere, ancora ricordato allo stadio che porta il suo nome ogni 4 marzo. Proprio durante il piovoso pomeriggio del 4 marzo 1996, tra Scillato e Tre Monzelli, nel palermitano, l’auto sulla quale viaggia Massimino sbanda e va distrutta, lo schianto uccide il presidente sul colpo. Si era recato a Palermo per risolvere vicende legate all’amministrazione della società Calcio Catania.

Ma oltre un presidente, per il Catania hanno dato la vita tante, tantissime persone! In epoca meno recente, poco prima dell’inizio di Catania-Perugia, il 12 giugno 1983, lo storico custode dello stadio Cibali, Angelo Grasso, imbracciò il suo fucile da caccia esplodendo una dozzina di colpi verso la Curva Sud che si affacciava sulla sua abitazione. Gli spari uccisero Lorenzo Marino e ferirono altre 30 persone circa. Il movente dell’azione di Grasso fu l’inciviltà dei tifosi rossazzurri, che regolarmente ogni domenica lanciavano sull’abitazione di Grasso oggetti di vario genere. Ma l’unica vittima di quel giorno, Marino, risultò estraneo a tali offese.

Nella stagione 2001-2002 il Catania militava in serie C1 e, durante la trasferta di L’Aquila, Fabrizio Lo Presti perse la vita in un tragico incidente stradale. A ricordare Fabrizio, da allora, in Curva Nord viene esposto uno striscione col suo nome.

Un altro incidente stradale, il 21 maggio 2006, tolse la vita ad altri due supporters etnei. Intorno alle 7 del mattino, la Fiat Punto blu sulla quale viaggiavano quattro tifosi etnei, si schiantò su un albero lungo la carreggiata. A morire furono Carmelo Ligreci, 37 anni, e il trentenne Fabio Seminara, mentre rimasero gravemente feriti gli atri due passeggeri dell’auto.

Insomma, non sarà un tatuaggio sul braccio, non saranno le migliaia di euro pagate per truccare un intero campionato, non sarà un’ultima conferenza stampa di pentimento a dimostrare l’amore per una squadra: l’amore, quello vero, è dimostrato dalle persone che, lavorando, sostenendo la squadra e seguendola in ogni dove, hanno dato la vita per i propri sogni e per quei colori.

Quello che ci sentiamo di dire oggi, ad un ex presidente che ha giustificato la sua ignobile azione con l’espressione “amore per la squadra”, è che, l’amore, quello vero, non è il suo.

Giuseppe Mirabella

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