GRACIAS, PITU!

Nubi di monotonia e banalità avvolgono la quotidianità del mondo contemporaneo.
Tutto uguale, tutto uniformato. Tutto tremendamente noioso.
Stupire è divenuto missione ardua. Lo spiccare rispetto alla media, l’ergersi come vento di novità sulle idee omologate della massa.
Nulla di più complicato, oggi, in qualsiasi ambito, dal più serio al più futile e meno importante.
C’è, però, chi è riuscito nell’impresa.
Lo ha fatto in Trinacria, nella città dell’Elefante, presso quel glorioso teatro chiamato “Massimino”.
Argentino di Comodoro Rivadavia, calciatore di professione.
Artista, di fatto.
Col suo prezioso pennello al mancino è riuscito ad andare oltre, abbattendo i muri della ripetitività e squarciando il velo dell’obsolescenza.
Parabole impensabili trasmigrate in reale, movimenti sinuosi e delicati, tracce magiche volte ad illuminare l’occhio emozionato di chi osservava incredulo.
Sempre e solo con la sacra sfera vicina a sé. Accarezzata e coccolata ad ogni tocco, difesa e gelosamente protetta in ogni istante.
In bilico costante tra il genio e la pazzia, poli estremi di un’anima colorata di fantasia e talento.
Un puffo, sì, divenuto gigante con il rossazzurro addosso.
Gracias, Pitu.

Daniele D’Alessandro

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