FILM GIÁ VISTO

Niente, proprio non si riesce a vincere una partita. Per carità, si era già a conoscenza che l’avversario Potenza fosse una spanna sopra i ragazzi Lucarelli dal punto di vista della cattiveria: proprio per questo, ai tifosi, sportivamente parlando, sarebbe bastato uscire con due punti in più, magari non meritati, ma almeno lottati e ottenuti con cinismo. Sarebbe stato bastato, in altre parole, “sfangarla” al di lá di limiti tecnici e d’organico. E invece? Invece il Catania no, accumula le solite (clamorose) palle da gol che non riesce a sfruttare e cade sempre negli stessi, banali, errori difensivi.

Verrebbe da dire che passa il tempo, cambiano allenatori, giocatori e forse in un prossimo futuro, anche la società, ma non cambia la sostanza dello spettacolo – pessimo – che si mette in mostra ogni domenica. E lo stadio vuoto finisce per essere ancora più vuoto. E una dirigenza isolata si ritrova ancora ancora più sola. Una ripresa di spirito, d’orgoglio, a dispetto della situazione ambientale convulsa, come quella del Trapani dello scorso anno sembra utopia tra le sponde rossazzurre. E tra uscite infelici di agenti e calciatori attenti al portafogli più che alla maglia, tutto sembra andare inesorabilmente incanalarsi verso l’anonimato.

L’ultimo sogno, chiamato playoff, si potrebbe tranquillamente trasformare in un incubo se venissero affrontati con questo piglio. Sia che questi vengano acciuffati tramite l’esito del campionato, sia che arrivino grazie alla vittoria della Coppa Italia. Non basta la buona prestazione: serve vincere, anche male. Serve andare oltre  i pronostici.

E invece il Catania, ancora oggi, non riesce a superare neanche i suoi soliti limiti. Ma non è in questo modo che si andrà lontani.

(Fonte immagine: calciocatania.it)

Marcello Mazzari

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