ECCO COSA MANCA!

L’amara trasferta di Reggio Calabria ha emesso numerosi verdetti, i quali, seppur non definitivi, rientrano fra i dati di fatto di cui un occhio diligente non può non prenderne coscienza e conoscenza. Un Catania dal doppio volto, che al “Massimino” alza la voce e recita il copione dettato dal mister Camplone con convinzione e padronanza, ma che in trasferta viene colpita da svariati lapsus che mandano in tilt qualche funzionamento e, a mo’ di effetto domino, abbattono tutte le certezze mostrate in casa. Tre sconfitte patite fuori casa, una fase difensiva che fatica ad assestarsi, oltre ad una situazione extracalcistica cascata dal cielo proprio quando sembrava che finalmente il clima potesse essere quello dei giorni migliori.

Ciò premesso, alla nostra redazione è giunta una lettera di un tifoso rossazzurro che domenica scorsa era sugli spalti del “Granillo” per seguire il Catania, se pur in mezzo ai tifosi amaranto, e fra le sue parole ci sono svariati punti su cui vale la pena soffermarsi:

“Giunto timidamente ai varchi del Granillo, ho subito notato un’amalgama tra tifosi e calciatori, certamente dovuta agli spazi ristretti, infatti il pullman delle squadre viene parcheggiato esattamente sotto la tribuna e, per facilitare le manovre del mezzo, gli stessi calciatori vengono fatti scendere lungo la strada, dove i sostenitori possono vederli, salutarli e caricarli da pochi passi, fin dentro lo stadio. Oltrepassati i tornelli, con grande stupore noto che il vecchio Granillo non è poi così vecchio. La prima, e fino a domenica ultima, volta che vidi l’impianto di Reggio Calabria fu nel 2006 (Catania-Bari su campo neutro) e il ricordo che conservavo dello stadio era di una tribuna orfana dei seggiolini e, in generale, di una struttura fatiscente. Con grande sorpresa, invece, ho notato un netto miglioramento dei settori, ricolorati da seggiolini nuovi, e, dalle informazioni che ho acquisito, la curva nord è in rifacimento ed entro dicembre dovrebbe aprire. Tutto questo mi ha fatto pensare a una grande intesa tra il comune e la società calcistica. Ma non è l’unica cosa che ho notato. La partita si è giocata in una vera e propria bolgia che, sono certo, dalla televisione era impossibile percepire. Il supporto alla squadra è iniziato col riscaldamento pre-partita ed è continuato oltre il 95°. Inoltre, nel corso del match, dalla curva sud sono stati intonati cori in favore del presidente reggino e tutta la tribuna si è alzata per vederlo e salutarlo con una vera e propria standing ovation, a sigillo di una stima e di una fiducia riconosciuta dai sostenitori e affermata di domenica in domenica, coi fatti e non con le parole. Infine, dopo l’abbraccio (non solo metaforico) tra i tifosi e i calciatori, sotto la sud, e dopo aver lasciato la tribuna, ho notato con grande piacere, che nonostante la Reggina sia la seconda forza del girone, i calciatori sono (giustamente!) trattati da esseri umani e non da divinità: escono dagli spogliatoi e si ritrovano immersi nella folla, si concedono a foto, autografi, saluti, addirittura qualcuno si mette a palleggiare col figlio proprio lì, sotto la tribuna, in mezzo alla gente che sorride.
E la gente sorride perché a Reggio, in questo momento, funzionano tutte le componenti, c’è armonia tra gli addetti ai lavori, c’è stima tra gli interpreti, c’è la voglia di tornare grandi e c’è la professionalità che viene riconosciuta e apprezzata. A Reggio ho respirato l’aria di una città in cui si è tornato a fare
grande calcio e, con un po’ di malinconia, mi sono chiesto quando la stessa aria possa salire sul traghetto, imboccare la A18 e tornare a circondare le vie di Cibali.”

Tanti sono gli spunti di riflessione che offre la visione questo tifoso, dal rapporto fra tifoseria e calciatori, a quello fra istituzioni e società, oltre a tifoseria e società. Non bisogna mai farsi ingannare dalle apparenze, e dunque non cadere al facilismo secondo il famoso detto per cui “l’erba del vicino sia sempre più verde”, tuttavia non è meno vero e, pertanto, meno attendibile, la sensazione dinnanzi ad episodi non isolati e fra loro univoci che scaturiscono una ben precisa visione delle cose. Immaginando la situazione al contrario, con un tifoso reggino fra gli spalti del “Massimino”, che opinione potrebbe mai farsi sul Catania e sul mondo che gira ad essa attorno? Un rapporto fra tifoseria e dirigenza quasi ai minimi storici, dove ad onor del vero da ambedue le parti c’è stata poca voglia di conciliazione, facendo trapelare tante volte delle battaglie di posizione, legittime o meno.

Il punto, infatti, non sta tanto nel contenuto delle diatribe, quanto nella sensazione che trasmettono ad occhio esterno ed estraneo, il quale non potrebbe che porsi il seguente quesito: “Ma perché? Ma perché farsi del male da soli, ancora?”. Agli occhi di chi ha scritto la lettera, è subito saltato agli occhi pure lo stato dell’impianto, oltre all’affinità e vicinanza con cui i calciatori e i tifosi si rapportano fra loro: sul primo punto, chi ha scritto fa un parallelo fra il contesto attuale e quello di dieci anni fa, con la Reggina per di più in Serie A, riconoscendo uno stato di manutenzione e di messa a nuovo dell’intero edificio, per cui appare lampante ed oggettivamente apprezzabile l’intervento e l’interesse verso la società delle varie istituzioni, segno evidente, nonostante la Serie C, di voglia di portare avanti un progetto ambizioso, credibile, cercato e voluto da tutti. Mentre ancora alle pendici dell’Etna, alle strette di mano istituzionali e ai sorrisi, è seguito ben poco, finora.

Circa il secondo punto, nonostante le prospettive interpretative siano molteplici, la realtà sbatte subito in faccia una verità incontestabile, cioè un totale capovolgimento di fronte sul rapporto così ravvicinato e diretto coi calciatori, invece inimmaginabile a Catania. È più che percepibile un senso di distacco fra l’organico rappresentato dai calciatori e i supporters. Queste sono sensazioni di un tifoso, certo, ma d’altra parte non ci si può voltare dall’altra parte mantenendo un forzato profilo basso, fino a sconfessare quella che invece è sensazione largamente diffusa ed ampiamente condivisa, tanto da rispondersi che finché ogni componente avrà battaglie da portare avanti, in alcuni casi anche più che legittime, ma che stridono ed entrano in conflitto con gli interessi e le finalità del Catania sul campo da gioco, i risultati seguiranno lo stesso copione degli anni passati, né più né meno. È appena iniziato ottobre e c’è tutta una stagione davanti. Occorrerebbe pensarci.

Gabriele Di Mauro

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