UN CONTATTO CHE MANCAVA

Allenamenti a porte aperte per accogliere stampa e tifosi, come ormai non accadeva da tanto, troppo tempo. Perché accanto alle logiche economiche e di mercato, con l’annesso sciorinarsi di riflessioni, polemiche e dibattiti, c’è il campo, non solo da intendersi come banco di prova di programmi tecnici e societari, ma anche come vero e proprio collante tra tifosi e squadra.

Poche chiacchere, quindi, nulla da capire, nulla da chiedere, obiettare, né domandare: spazio solo al desiderio della tifoseria di gettare lo sguardo sul rettangolo verde e riabbracciare la squadra, conoscere gli uomini che dovranno, con forza, trovare la luce nei meandri del colloso pantano che è la Serie C. Ben consapevoli però che dove l’esborso economico non arriva – con la Juve Stabia in cima alla lista degli esempi – può aiutare l’organizzazione, il cuore e l’umiltà nel seguire gli schemi dell’allenatore.

Ed è proprio a mister Camplone che spetta parte di questo oneroso compito: donare una chiara identità di gioco e un’impronta che renda riconoscibile il Catania ovunque vada, a dispetto dei rivali, a dispetto della situazione di classifica. L’arduo compito, in altre parole, di trasformare una serie di buoni giocatori in una squadra ben amalgamata.

Un “binomio inscindibile” che adesso deve trovare il modo di riavvicinarsi e abbandonare le dispute passate per pensare al futuro. Un abbraccio, tra squadra e tifosi, forse il miglior modo per cominciare?

Simone Caffi

(fonte immagine: calciocatania.it)

 

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