SARO FOTI: “VI SVELO IL CAMPIONATO DI LEGA PRO!”
Stilato nella giornata di ieri il calendario di Lega Pro, il Catania andrà a far parte del girone C che coinvolgerà tutte le squadre dal Mezzogiorno in giù. Ai microfoni di Catania Channel l’allenatore Saro Foti, uno tra i tecnici con maggiore esperienza nel terzo torneo a livello professionistico, ci svela quali saranno le caratteristiche della Lega Pro e le insidie che si possono celare dietro questo torneo:
Soppressa nel 2013/2014 la seconda divisione, si ritorna alla vecchia serie C con l’accorpamento tra prima e seconda divisione. Come vede questa unione?
“L’unificazione è stata una scelta saggia. Da sempre sono stato favorevole ad un’unica serie C. La presenza di una sola lega assicura una maggiore qualità e professionalità alle squadre che vi partecipano. Oggi chi si affaccia nel mondo del calcio deve vivere il concetto di grande imprenditoria, attraverso una gestione attenta. L’unificazione in una sola lega, migliora non solo la qualità del calcio stesso, ma garantisce la presenza di società economicamente efficienti, capaci di fronteggiare spese economiche importanti”.
Lei che conosce bene la categoria, il Catania non milita in questa serie da circa tredici anni. Quali sono le caratteristiche della Lega Pro?
“ L’attuale Lega Pro è diversa rispetto a quando vi giocava il Catania. Vi è una metodologia nuova, c’è più agonismo, più aggressività. Le squadre sono atleticamente molto più preparate, ci si basa molto sulla corsa, sulla velocità, sul pressing forsennato e tutto ciò genera confusione. Il ritmo è molto alto, gli avversari non ti concedono il tempo di giocare il pallone”.
Quindi cosa dovrà aspettarsi il pubblico del Massimino?
“Già dalla serie A alla B vi è una notevole differenza tecnica, abbiamo fatto finta di non vedere, ma la differenza di gioco è palese. Tra la seria A e la Lega Pro la differenza è abissale. Il pubblico dovrà aspettarsi partite in cui ci possa essere confusione in campo, circostanza dettata dai ritmi intensi, da molta aggressività e da un livello tecnico più basso. È un torneo pieno di trappole, ci sarà meno spettacolarità. Servirà grinta, temperamento e carattere oltre al fatto di avere a disposizione una squadra all’altezza”.
Girone A, B o C: Qual è il girone più difficile?
“ Il girone sud è senza dubbio un girone non facile. Squadre come Lecce e Akragas sono le più accreditate per disputare un campionato di vertice, ma le vere trappole sono in territorio campano. Trasferte come Casertana, Benevento, Castellammare di Stabia sono campi insidiosi, dove il pubblico fa la differenza. In questi campi le tifoserie sono molto calde, si attua quello che io chiamo “terrorismo psicologico”, ma se si ha carattere e temperamento si può superare il fattore ambientale”.
Il Catania che tipo di squadra sta allestendo, secondo lei la nuova dirigenza si sta muovendo bene?
“ Ho fiducia nella nuova dirigenza, è gente che sa il fatto suo e conosce la categoria. Ancora la squadra non ha un’identità precisa, ma per superare il gap dei punti di penalità bisognerà allestire una grande squadra, degna di chiamarsi Catania”.
Il caso Baiocco ha fatto molto discutere ed ha diviso il pubblico. Qual è il suo pensiero?
“Non sono all’interno della società, per cui non conosco le dinamiche interne. Può darsi che Mr. Pancaro non abbia riconosciuto Baiocco come leader in campo. Baiocco non è il ragazzino di una volta e nonostante lo scorso anno abbia corso ed ora stia bene fisicamente, ciò non è bastato a convincere Mr. Pancaro. Una sua presenza all’interno dello spogliatoio non in veste di giocatore, probabilmente non sarebbe stata accettata di buon grado, ma il mio è solo un pensiero”.
Sia sincero Mister, cosa dovremo aspettarci?
“Dovremo aspettarci di tutto. Oltre ad abbassarsi il livello tecnico, si abbasserà anche quello arbitrale e gestire le partite nei campi caldi e focosi non è cosa semplice, ma i tifosi seri sanno essere anche sportivi ed onesti applaudendo la squadra ospite qualora lo meritasse, come del resto i tifosi del Catania non hanno lesinato di fare in questi anni”.
Intervista a cura di Adriano Nicosia