CAPITANO, DOVE SEI ?

Sono le settimane in cui viviamo la storia di una rinascita, di una società che sembrava essere sull’orlo del baratro e che è stata salvata a un passo del fallimento. Torre Del Grifo che torna a ripopolarsi della sua parte calcistica, quella composta da calciatori, appunto, ma anche addetti ai lavori, giornalisti, preparatori atletici, dottori e non solo. Da coloro i quali l’hanno vissuta per tanto tempo e che tornano a calcare i suoi corridoi, i suoi campi, come fosse un po’ anche la loro casa, per ricominciare a progettare un nuovo futuro e nuove storie da scrivere.

Rimane solo un piccolo rumore di fondo che stona, quasi stride con la rinascita idilliaca di un macrosistema che stava per sparire: la mancanza di uno di coloro che c’è sempre stato, di uno di quelli che fa rima con Catania, che quando senti il suo nome non puoi che pensare a quei colori, il rosso e l’azzurro. Persino quando quest’imponente struttura non si trovava nemmeno nella mente dei progettisti che l’hanno ideata, uno che l’ha vista nascere e fiorire, che ha camminato per quei terreni con orgoglio in alcuni dei momenti più gloriosi della storia di questa società.Marco Biagianti, in scadenza di contratto proprio questo 31 agosto, non era infatti tra i membri di questo ansioso ritorno alla casa comune, a dispetto del continuo dialogo che intercorre con la società, almeno a detta di Maurizio Pellegrino.

Già, perché il Capitano, lo sappiamo bene, non ha nemmeno accarezzato l’idea di potersi unire a un altro gruppo, di cambiare città e squadra. Dalle parole del neo direttore generale etneo degli scorsi giorni, tuttavia, poteva nascere l’idea di un rapporto concluso ma che sarebbe potuto pure evolversi in qualcos’altro, in qualcosa di nuovo. Un ruolo in società forse? Ad oggi, non ci è dato saperlo. Servirà ancora qualche giorno per capire cosa accadrà nel destino dell’ex 27 rossazzurro.

Resta il fatto che “casa” è dove hai il cuore. Quella serie di campi e strutture moderne, insieme alle più vecchie tribune dello stadio, alla sua erba, all’odore della tensione nei pre-partita e quei colori rossazzurri stampati sulla pelle rimarranno sempre un po’ di Marco. E questo, comunque vada, non potrebbe cancellarlo nessun armadietto vuoto.

Marcello Mazzari

Se ti è piaciuto, leggi anche:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *