PERCHÉ IZCO È DELLA GENTE

Ciao Mariano, come stai? Non ci vediamo da un po’. Eppure è strano: hai detto che non sei mai andato via veramente. Allora forse era solo un incubo non averti più qui, perciò meglio così. Sappi che ci sei mancato, che ci sarebbe piaciuto tanto ammirarti sempre col rossazzurro indosso. Così purtroppo non è stato, ma adesso sei qui e tutto finalmente come per magia s’aggiusta.

A volte le persone sono come puzzle viventi. Partono da un determinato punto, sono fatte soltanto di un pezzo e poi si assemblano a tutto il resto, perché s’incastrano perfettamente con ciò che le circonda, scrivendo così la loro storia. Si compongono di passioni, emozioni e ricordi indelebili.

Già, qui tutti si ricordano il tuo esordio in Serie A, caro Mariano. Catania-Parma 2-0, chiamato a sostituire Davide Baiocco c’era questo ragazzino proveniente dall’Argentina, che non faceva altro che correre. E correre. E correre. E ancora correre. Non si fermava mai: faceva avanti e indietro, scorazzava in lungo e in largo, lottava su tutti i palloni. Non si sapeva nemmeno chi fosse, ma aveva già compreso che per restare in quel campo bisognava sudare.

E poi? Dal 26 novembre 2006 Mariano Izco non ha più lasciato il Catania. Certo, non è stato sempre facile, anzi proprio all’inizio erano più le critiche ingiuste che gli apprezzamenti meritati. “Troppa foga”, “pochi passaggi azzeccati”, “scarseggia nella tecnica” sentenziavano dalle tribune. Ma tu come rispondevi? Lavorando, semplicemente lavorando. In silenzio e sempre lavorando. Onorando quella maglia con cui hai scritto la storia e spiccando finalmente il volo verso i cieli più aperti.

Quanto ci piacciono le date, allora ne scriviamo un’altra: 20 dicembre 2009, a Torino. Ultimi in classifica, rischio Serie B concreto. Ma la luce in fondo al tunnel si trova sempre. Bisogna cercarla oltre la disperazione, negli uomini che comunque non mollano mai. Plasmati ed Izco, due che venivano dati per partenti ormai alle porte di gennaio, realizzano l’impresa del secolo: il gigante di Matera arpiona il pallone, vede accorrere il compagno di squadra sulla fascia e poi… “Izco, Izco, in area di rigore Izco. Izcooooo! 2-1! Al quarantaduesimo, Mariano Izco, porta in vantaggio il Catania!”. Vittoria in casa della Juventus: concetto di apoteosi.

Emozioni scritte nel nostro cuore e come batte forte tutte le volte che le riviviamo. Tu Mariano, gladiatore rossazzurro, gregario instancabile di un centrocampo che ha fatto della tua corsa la sua fortuna. Con quel numero 13 tatuato sulla schiena e la fascia di capitano stretta al braccio nei momenti più difficili. Omnia vincit amor, come quando arrivati sul patibolo hai tenuto in vita il Catania nella stagione più disperata, fino a che hai potuto, dando l’anima in campo e con tutte le forze che possedevi in corpo.

Adesso sei qui, dopo che questa squadra è rimasta viva grazie al compimento di un miracolo. Adesso sei qui, non importa più che tu ti sia allontanato da casa per sei lunghi anni. Adesso sei qui e quando scenderai nuovamente in campo, chiunque potrà ancora affidarsi a te. Perché tu rappresenti il popolo, hai quella gloriosa maglia cucita sul cuore e rappresenti la gente a cui ormai appartieni. Hai ragione tu Mariano: non sei mai andato via veramente. Perché tu sei di nuovo qui, pronto a portare il Catania in alto. Sei tutti noi, Marianito.

Federico Fasone

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