NODI AL PETTINE

Una lezione a tinte rossazzurre sul come non va affrontata una gara, ancora di più un derby: questo quello che è andato in scena ieri allo stadio “Angelo Massimino”, dove la squadra di casa, per lungo tempo in superiorità numerica, è uscita sconfitta e ridimensionata. Alcuni dei leit motiv, frequenti, ricorrenti, che si erano verificati in maniera sfalsata durante il corso del campionato, proprio in un’occasione così importante, sono venuti a galla tutti insieme e con tutta la loro forza.

Il primo: non si può costantemente regalare la prima parte di gara agli avversari. Era accaduto in tempi non sospetti anche in partite che poi il Catania aveva agevolmente ribaltato e vinto ( vedi Monopoli), ma questa costanza nell’andare sotto nella prima frazione per poi affidare tutto ai secondi 45 minuti, non è una pratica che alla lunga può portare a risultati. Anzi, il “rincorrere” continuamente gli avversari può logorare la squadra sia a livello mentale che fisico, come di fatto sembra che sia successo alla squadra di Raffaele.

Secondo tema, quello degli errori in difesa. Dalle prime giornate di campionato, in cui si esaltava una delle retroguardie più impenetrabili del girone, con prestazioni che erano state foriere di punti e risultati, adesso si devono analizzare gare in si subiscono gol nelle pochissime palle concesse agli avversari. Errori individuali, di posizionamento, poco importa: queste sbavature hanno lentamente portato il Catania a traballare anche nelle zone di Confente, portando anche il reparto avanzato a dover fare gli straordinari per compensare alcuni errori marchiani.

Terzo: non è possibile che non si riesca ad andare in gol con facilità, alla prima disattenzione, come al contrario succede alle compagini rivali. Ancora di più se quelle azioni che crei non sono dettate da fitte trame di gioco, ma da giocate estemporanee, da bei lanci e cross che non sai con quanta costanza potrai riproporre. Quei famosi “episodi”, insomma, decisivi in queste gare di serie C ma quanto mai sporadici.

Contro il Palermo si è visto questo ma anche di più: l’incapacità di una squadra di riuscire a imporsi contro degli avversari in evidente difficoltà, proprio a causa dell’inferiorità numerica.

Per questo, a dispetto delle occasioni avute non si può parlare di fortuna o sfortuna, in special modo quando si parla di azioni da rete: un match già in discesa, è stato affidato troppo agli episodi e poco alle trame di gioco, agli schemi e agli scambi dal limite che avrebbero potuto facilmente fare breccia in una difesa tutt’altro che impenetrabile come quella palermitana.

Dopo questa partita non ci si può più tappare gli occhi. Bisogna che certi problemi siano risolti e in maniera definitiva. Al contrario si rischierebbe di gettare alle ortiche la bella stagione disputata finora, visto che anche la quinta posizione del girone è tutt’altro che scontata.

Il Teramo, insieme a Juve Stabia e Foggia, sono ora col fiato sul collo. Ci si ritrova nel famigerato “momento cruciale della stagione” da cui possono dipendere le sorti di un campionato e sarà bene farsi trovare pronti… almeno stavolta.

Simone Caffi

(Fonte immagine: calciocatania.it)

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