L’URLO DEL “MASSIMINO” NON SI SENTE PIÙ

Pioggia, freddo e desolazione. L’immagine dello stadio “Angelo Massimino”, nel match di ieri tra Catania e Juve Stabia, rappresenta una metafora perfetta del momento che la città etnea sta vivendo dal punto di vista calcistico. Sì, certamente, le avverse condizioni atmosferiche avranno fatto la loro parte, ma trovarsi di fronte a degli spalti così desolatamente vuoti è un’anomalia che non può non aprire spunti di riflessione.

Bisogna precisare che Catania è una città che non ha mai fatto della categoria di appartenenza un elemento decisivo per recarsi o meno al “Massimino”. Lo testimoniano i dati di presenze delle prime giornate dell’attuale campionato, con picchi di quasi 12000 presenze che ancora classificano il Catania tra le prime posizioni per numero di spettatori allo stadio nell’ambito dei tre gironi di Lega Pro. Ma adesso la musica è cambiata. E non è questione di cuore. Nessuno, infatti, può mai mettere in discussione l’attaccamento della città ai colori rossazzurri. Il fatto che l’affluenza all’ex “Cibali” sia in caduta libera è segno tangibile di una non identificazione della tifoseria con squadra e società, nonché di un disinteresse sempre più evidente per le vicende di campo.

La piazza, ha ormai capito che la partita più importante si gioca fuori dal rettangolo verde di gioco. Lì si decideranno le sorti della società di via Magenta. Proprio lì si concentrano sogni e speranze dei tifosi, nonché l’incubo di un qualcosa che fa paura solo a pronunciarlo. Eppure, nonostante tutto, c’è un campionato che va avanti e una salvezza da conquistare. Una battaglia dove l’urlo del “Massimino” potrebbe rappresentare quel “dodicesimo uomo in campo” che ha fatto la storia del Catania. Quello a cui appena qualche giorno fa, ai microfoni di Antenna Sicilia, faceva riferimento Pietro Lo Monaco. Nello specifico, l’ex amministratore delegato raccontava come negli anni d’oro della Serie A, nell’immaginario collettivo, la trasferta di Catania veniva considerata tra le più ostiche. Insomma, una di quelle che, solo al pensiero, “gli avversari tremavano”.

Fotogrammi indelebili, da cui nascono sentimenti contrastanti. Da un lato l’orgoglio per ciò che è stato. Dall’altro, invece, la rabbia per un presente dove accade di assistere ad un Catania-Juve Stabia tra pioggia, freddo e desolazione. Ma non può piovere per sempre.

Antonio Longo

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