LE PRIME RISPOSTE DEL LAVORO DI LUCARELLI
Il primo compito che deve affrontare un allenatore chiamato a subentrare a stagione in corso è principalmente quello di guardare negli occhi la propria squadra e, nel più breve tempo possibile, capire cosa non funzioni o cosa non abbia funzionato.
Nel caso di Lucarelli era fin troppo evidente come fosse il reparto arretrato a destare maggiori preoccupazioni, vero e proprio tallone d’Achille della precedente gestione sotto la guida di Camplone e probabilmente vero responsabile del mancato successo della scelta tecnica fatta in estate.
Finita molto spesso sotto la lente d’ingrandimento nei mesi passati, è il momento di sottolineare quanto impegno abbia messo l’attuale tecnico toscano per limare e correggere questa fondamentale componente della sua squadra. Inizialmente improntandola a tre, con l’inserimento da perno centrale di Biagianti, affiancato da Silvestri ed inizialmente Mbende, è poi stata ridisegnata a quattro, consolidando il duo Esposito – Silvestri, che in un certo senso ha dato risposte positive.
E sei i numeri della nuova gestione, con 11 gol subiti contro i 19 della precedente, marcano una certa controtendenza, è la sensazione di una maggiore, seppur ancora timida e fallace, solidità e continuità nel reparto a dare meno preoccupazioni e grattacapi.
Se d’altro canto sarebbe prematuro parlare di “problema risolto”, in quanto la difesa ha ancora mostrato e mostra alcune amnesie e palesi punti deboli su cui lavorare, tra questi i calci piazzati, preme evidenziare come, le imbarcate racimolate durante le trasferte di Catanzaro e Pagani, possono al momento considerarsi episodi isolati, dove nel primo caso si può anche concedere l’attenuante di una gara condizionata dalla prematura espulsione di Bucolo e conseguente inferiorità numerica per tutto il secondo tempo.
Sarà il tempo a dare una mano al tecnico per poter continuare a rimettere in piedi una squadra ferita e scossa nelle fondamenta, ma, se pur timide, queste sono comunque risposte positive e su cui continuare a costruire un nuovo Catania.
Gabriele Di Mauro