L’ARCIERE SCOCCA UN’ALTRA FRECCIA-L’INTERVISTA A CATANIA CHANNEL
Emanuele Calaiò, ex calciatore di ruolo attaccante, ha indossato la maglia rossazzurra durante la stagione 2014/2015 di Serie B.
Nonostante una rosa di prima fascia, il Calcio Catania fallì l’obiettivo promozione in Serie A, ma l’attaccante siciliano non deluse le aspettative, mettendo a segno 18 reti in 35 presenze in campionato. Il 17 settembre 2019 ha concluso la sua carriera da calciatore, appendendo le scarpette al chiodo all’età di 37 anni, indossando per la sua ultima stagione la maglia della Salernitana.
La redazione di Catania Channel ha raggiunto telefonicamente l’ Arciere Calaiò, il quale si è raccontato a trecentosessanta gradi, tra il suo passato da calciatore e il suo presente da dirigente.
Come ha vissuto Emanuele Calaiò questo periodo di quarantena?
“A casa il più possibile, impiegando le giornate a mantenermi in forma praticando sport in casa, e uscendo solo per la spesa e per beni di prima necessità come in tutta Italia del resto. Adesso con la fase 2 si spera di tornare lentamente alla normalità”.
Di cosa si occupa oggi Calaiò dopo aver detto addio al calcio giocato?
“Sono sempre un calciatore, pur essendomi ritirato dall’attività agonistica, continuo a fare ciò che so fare meglio e che mi riesce meglio: il calcio. Sono responsabile del settore giovanile della Salenitana, ciò mi permette di prendermi cura dei futuri calciatori. Volevo cominciare proprio da giovani per poi arrivare ai calciatori già fatti”.
È soddisfatto dei risultati ottenuti in carriera? Ha qualche rimpianto dato che tecnicamente da calciatore ha avuto dei “colpi” unici?
“I se e i ma li porta via il vento, le decisioni che non ho preso o che avrei potuto prendere fanno parte del passato. Sono assolutamente soddisfatto della mia carriera avendo giocato in Europa League, vinto campionati di Serie B, sono nel top 15 dei marcatori di tutti i tempi della Serie B, ho indossato la maglia della nazionale azzurra in tutte le giovanili fino all’under 21, ecco sicuramente l’unico obiettivo che non ho raggiunto è stato l’esordio con la nazionale maggiore, ma anche in queste circostanze non bastano i numeri e la bravura o lo stato di forma: ricordo infatti che sotto la gestione Prandelli, durante un Cesena-Siena, mister Rocca, al tempo collaboratore del Ct azzurro, venne a visionare me e Destro, ma sfortunatamente ebbi un grave infortunio fratturandomi il perone e così persi questa possibilità”.
Il tuo soprannome è l’Arciere: cosa ti ha ispirato per la famosa esultanza in cui scocchi la freccia e che significato ha in particolare?
“Come tutte le cose più spontanee, credo di ricordare che con amici a cena si parlava di esultanze, come quelle che magari hanno contraddistinto i grandi campioni come Totti e Toni, così anche io volevo una esultanza tutta mia che magari un giorno quando avrei smesso col calcio giocato avrei rivisto in qualche ragazzino che mi aveva visto segnare. Così scelsi di scoccare la freccia a volere simboleggiare un po’ Robin Hood e un po’ Cupido che ad ogni gol scocca la freccia dritta al cuore di ogni tifoso. A soprannominarmi l’Arciere poi ci pensò Gianluca Di Marzio”.
Cosa ti è rimasto dall’esperienza di Catania? Hai qualche rammarico considerando che la rosa della stagione 2014/2015 probabilmente era la più forte della serie cadetta? Cosa realmente non ha funzionato? Saresti rimasto se non fosse scoppiato lo scandalo dei Treni del Gol?
“Sicuramente la città, l’affetto dei tifosi e la voglia di tornare in alto. Avevo appena firmato 3 anni di contratto, davanti a un progetto serio e importante. Stavo benissimo, tornavo in Sicilia che è la terra dove sono nato, ero pure vicino casa e quindi vicino ai miei affetti più cari. Nonostante i miei 33 anni e quindi non fossi più un ragazzino, realizzai 18 reti in 35 partite, una delle mie annate migliori. Quando una stagione comincia storta è dura raddrizzarla: la gestione Pulvirenti cominciava ad avere i primi problemi societari, l’arrivo di Cosentino aveva portato il suo entusiasmo, la passione e la voglia di fare, ma probabilmente aveva poca conoscenza della categoria”.
Che considerazione avevate all’interno del gruppo della società e in principal modo che rapporto avevate con Cosentino?
“Ripeto il progetto era serio, importante e stimolante. L’arrivo di Cosentino venne preso come una boccata d’aria perché rilevò delle quote societarie, non conoscevamo Cosentino nel suo nuovo ruolo, se non nelle vesti di procuratore come il fratello. Probabilmente un mercato diverso, con scelte ponderate, avrebbe risolto qualche problema, iniziammo la stagione con molti argentini che poi a gennaio fecero la valigia, perché probabilmente non adatti alla serie cadetta pur avendo disputato a buoni livelli la Serie A. Aver avuto tanti cambi alla guida tecnica non ha di certo aiutato il gruppo e quell’anno gli infortuni non ci lasciarono mai in pace”.
Il gol contro il Varese è da Album delle figure Panini. Che gusto prova un centravanti a far gol in rovesciata?
“Senza presunzione, ma la rovesciata è un gesto tecnico che è sempre stato un mio marchio di fabbrica. In ogni squadra con cui ho giocato ciò ho sempre provato perché sapevo di avere coordinazione, impatto col pallone e la sfrontatezza di provarlo. Si, il gol col Varese è nella mia top 3 personale. Anche a Parma ne realizzai uno molto bello. Certo se l’avesse fatto per fare un nome Ibrahimovic, ne avrebbero parlato per 2-3 mesi, invece il mio per 2-3 giorni prendendomi comunque la soddisfazione di aver realizzato il gol più bello per Sky Sport”.
Da palermitano, com’è stato indossare la maglia rossazzurra e in che rapporti si è lasciato coi tifosi etnei?
“Avevo sposato il progetto Catania perché era davvero importante. Per me è sempre stato lavoro è ho sempre conquistato la fiducia dei tifosi dimostrando di sudare sempre la maglia. Ho avuto la fortuna di esordire in Coppa Italia e in campionato segnando e così è stato tutto più semplice, infatti divenni capitano dopo 4-5 mesi. Da capitano ero la prima persona a organizzare pranzi e cene allargando, non solo ai compagni di squadra, ma a tutto lo staff l’invito. Il mio rapporto con la città e con i tifosi è sempre fantastico: basti pensare che ho lasciato molti amici a Catania con i quali durante le vacanze estive vado anche a mare. Parliamoci chiaro quell’anno l’unica cosa che non riuscii a fare fu quella di riportare il Catania in serie A. Il Catania merita la A, perché la Serie B sta stretta, figuriamoci la Serie C”.
Ancora una curiosità: C’è una squadra dove avresti voluto giocare e non hai mai avuto la possibilità?
“Giocare con maglia della propria città è sicuramente ciò che mi manca: capire se è vero quel che si dice, che sia difficile giocare con addosso quella maglia, o farti vedere da tuo padre mentre la indossi. Considera che io ho giocato con Messina e Catania ma non con il Palermo. Nonostante all’inizi della mia carriera ebbi l’opportunità di indossare la maglia rosanero ma avevo già dato la mia parola al Napoli e io sono una persona che rispetta queste cose che sembrano scontate ma nel calcio di oggi non lo sono. Poi quando ad allenare il Palermo andò Tedino, fu il mister che mi voleva a tutti i costi, ma allora una scelta societaria del presidente Zamparini fece sfumare tutto, perché non voleva in rosa calciatori della città. Poi mi manca forse un’esperienza all’estero e in particolare in Inghilterra: mi sarebbe piaciuto giocare in Premier, il fascino di alcune squadre è per me irresistibile, il Liverpool su tutti, per storia, tradizione e tifoseria”.
C’è un calciatore giovane e/o meno giovane che somiglia a Emanuele Calaiò?
“Se parliamo di Serie B, senza dubbio Alfredo Donnarumma, attaccante completo che vive per il gol e che anno dopo anno sta dimostrando tutto il suo valore. Se allarghiamo lo scenario anche alla serie A, Ciccio Caputo sta vivendo stagioni davvero esaltanti”.
Prima di salutarci, come vedi la situazione “calcio” in Italia alla luce della pandemia?
“Credo che al momento ci siano molte questioni organizzative in ballo, se si considera che il campionato attuale non si sa ancora se riprende o meno, e che bisognerebbe programmare bene le stagioni a venire in virtù delle coppe europee e delle competizioni internazionali posticipate al 2021. Sicuramente visto il mio ruolo in società, potrei affermare che le competizioni giovanili sono state tutte sospese e credo ricomincino a settembre”.
Emanuele, ti ringrazio per il tempo che ci hai dedicato e per i ricordi che ci hai fatto rivivere.
“Grazie a voi! Permettimi di ringraziare tutti i tifosi del Catania che ricordo sempre con grande affetto, e porgo i miei più cari auguri al popolo etneo che deve stringersi attorno alla squadra e alla società perché il Catania non deve fallire”.
(Fonte foto originale: calciocatania.it)
Ugo Zinna