COSTITUZIONE IN MORA E POI?

Dopo due richieste bonarie inviate alla dirigenza finalizzate al ricevere gli emolumenti di gennaio e febbraio (la scadenza per i pagamenti era prevista per il 17 marzo, n.d.r.) i giocatori del Calcio Catania hanno deciso di mettere in mora la società, dando pubblicamente notizia di ciò attraverso una lettera inviata alla redazione di TuttoC.com.

I motivi che hanno portato i giocatori etnei a tale scelta sono molteplici: innanzitutto un giocatore di Lega Pro non guadagna quanto uno di A e con il suo stipendio – appena poco superiore a quello di una comune persona – assolve a tutti i bisogni personali e familiari, secondariamente il risentimento per le rassicurazioni e per le dichiarazioni rilasciate alla stampa da parte di un massimo esponente del club etneo circa il pagamento degli stipendi.

Nella lettera inviata a TuttoC.com hanno trovato riscontro le informazioni raccolte nei giorni passati dalla redazione di Catania Channel ossia che il club rossazzurro non ha mai risposto alle due due richieste bonarie dei giocatori tese ad ottenere il pagamento degli stipendi e che solo un piccolo gruppo di giocatori ha ricevuto le retribuzioni, peraltro relative soltanto al mese di gennaio.

La domanda sorge spontanea: quali sono le conseguenze della costituzione in mora della società etnea da parte dei giocatori?

Per rispondere a tali domande bisogna fare riferimento all’articolo 17 dell’ “Accordo Collettivo” tra F.I.G.C., Lega Pro e A.I.C. che disciplina la questione della morosità di una società.
Nel caso di specie il Calcio Catania ha venti giorni (ad oggi dodici, n.d.r.) a disposizione dalla formale costituzione in mora (avvenuta il 30 aprile e non il 4 maggio, giorno in cui è stata comunicata alla stampa la notizia, n.d.r.) – che avviene attraverso l’invio di raccomandata A.R. al Catania e in copia alla Lega Pro – per pagare tutti gli emolumenti.
Qualora ciò non accadesse, già dal ventunesimo giorno successivo alla costituzione in mora (dunque dal 21 maggio, n.d.r.) i giocatori potranno rivolgersi al Collegio Arbitrale della Lega Pro per richiedere la risoluzione del contratto che li lega al Catania.

Il punto 17.5 dell’ “Accordo collettivo” precisa che “risultata priva di esiti, in tutto o in parte, la costituzione in mora, il calciatore, per ottenere la declaratoria di risoluzione del contratto, deve farne richiesta al Collegio Arbitrale competente a mezzo lettera raccomandata A.R. da inviarsi per conoscenza anche alla società inadempiente e, se del caso, alla società cointeressata (in caso di trasferimenti a titolo temporaneo, n.d.r.) entro e non oltre il 20 giugno.
Il Catania in tal caso avrebbe dieci giorni dal ricevimento della richiesta di risoluzione del contratto per opporre le proprie contestazioni.
La mancata opposizione equivarrebbe alla adesione alla richiesta del calciatore.
In ogni caso la decisione finale sulla risoluzione o meno del contratto spetta unicamente al Collegio Arbitrale che si pronuncerà con un provvedimento a carattere definitivo, contro il quale quindi non è ammesso ricorso.
Per dovere di cronaca, ricordiamo che la dirigenza etnea ha preferito non commentare la scelta dei giocatori.

Oltre a gli stipendi pregressi, la proprietà etnea ovviamente dovrebbe (il condizionale è d’obbligo vista la situazione attuale, n.d.r.) pagare a giugno gli emolumenti dei calciatori relativi al IV (marzo-aprile) e V (maggio-giugno) bimestre.
Ad avanzare a gran voce pretese monetarie sono anche i lavoratori di Torre del Grifo che non percepiscono i propri stipendi da tempo.

Il Catania ad oggi sente il fiato sul collo non solo della cordata, che con la decisione di costituire una S.p.a. e di presentare prossimamente una perentoria offerta ufficiale e non più una manifestazione di interesse ha compiuto un ulteriore passo importante per stanare l’attuale proprietà e far svelare a tutti le sue reali intenzioni (aldilà di qualsiasi comunicato ufficiale da parte di Finaria, n.d.r.) e gli altri presunti acquirenti interessati, ma anche dei giocatori che richiedono a gran voce i propri stipendi e dei tifosi, stanchi di non risposte e assetati di chiarezza e verità.

Claudio Pisi

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