IL CATANIA É SOLO?

Alla fine arriva quel momento in cui ci si guarda intorno, e ci si rende conto di essere rimasti gli unici a spingere il carro in avanti. A quel punto, bisogna guardare la realtà in faccia ed il suo volto tradirà una dura verità: Catania è solo.

Il silenzio che ha accompagnato l’ultimo mese, ha due sfaccettature: un silenzio di chi ha mantenuto volontariamente un profilo basso, cauto e prudente, e quello di chi, invece, ha mostrato la più tagliente delle forme di indifferenza.

Il nocciolo della questione, non è che l’avvocato Ferraù abbia dovuto mettere di nuovo la faccia per promuovere la richiesta di sottoscrizione di nuove azioni ai tifosi, quanto invece che questi siano rimasti gli unici interlocutori a cui si possa concretamente riferire.

Vero, chiedere denaro, altro denaro a tifosi che in questi anni di B e C hanno mantenuto attaccamento verso la squadra, riempiendo gli spalti anche davanti a prestazioni orribili ed ai limiti dell’imbarazzo, non è una cosa così bella. E si, forse i modi ed i tempi non sono stati perfetti, ma d’altro canto, per come Ferraù ha lavorato, e per la stima che si è guadagnato in questa stagione, non deve essere stata una scelta a cuor leggero, e ne avrebbe fatto volentieri a meno se avesse avuto altre soluzioni.

E qui torna il concetto dell’essere soli. Lo è Ferraù, lo è Sigi, e lo è Catania. Forse sarà l’inerzia degli eventi, la disillusione di chi ne ha viste così tante, che non ne può davvero più.

Così, c’è chi, venuto in pompa magna per poi volatilizzarsi, continua ancora a spendere parole tutt’altro che gentili, sia nei riguardi di colleghi, che verso lo stesso Ferraù. E sorprende questa assenza di reazione da parte di tutti noi, una reazione forte, decisa. Quella sorta di difesa che ai tempi delle partite in strada, quando i ragazzi dell’altra via con cui ci si sfidava, battibeccavano con uno della tua e non gli permettevi di dire quella parola in più verso “uno dei tuoi”.

Bisogna capire che non si tratta di calcio. Anzi, non solo di quello. È ciò che ci sta attorno, una macchina economica vera e propria boccata d’ossigeno per centinaia di commercianti.

E allora non si può che fare l’appello e vedere chi, quanti ed in che modo si stanno sbracciando per mantenere vivo il Catania. Curioso come negli anni, in tanti fra i cosiddetti “VIP”, siano intervenuti per parlare di Catania a seguito di episodi negativi, per prendervi le distanze e bacchettare dirigenza, tifosi, tutti. Verrebbe da domandarsi, adesso al momento della necessità vitale, dove siano finiti.

A quanti credono che pubblicando una foto sui social con hashtag del tipo “Cataniabedda”, come a sponsorizzare la cara ed amata terra natia, basti a far del bene a Catania. No, non è fare il bene di Catania.

Occorre rendersi conto di come questo sia il momento per fare qualcosa, qualcosa che la differenza la possa fare davvero. Basti vedere come l’iniziativa di azionariato popolare del professore Carlo Cottarelli per aiutare la società dell’Inter conti di una serie di volti noti, fra artisti e presenza illustri, mentre qui, a Catania, non si ha nemmeno cognizione di ciò che stia accadendo. Nessuno si preoccupa nemmeno di creare collegamenti, contatti. Di porsi come intermediario provando a facilitare il lavoro a Sigi, a Ferraù.

E così, la realtà ci dice come il Catania sia solo. A un passo dal baratro, non si riesce più a capire quale freccia scagliata e trapassata nel corpo stia ferendo di più.

Gabriele Di Mauro

(fonte immagine: calciocatania.it)

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