FERMATA SAN PATRIZIO: SCENDONO LE “JUVE”
Domenica 17 marzo, una data che per la stagione calcistica 2018/2019 sarà archiviata come la giornata in cui le dominatrici capoliste della Serie A e della Serie C girone C hanno consegnato le vestigia di imbattute e di “imbattibili”. Basterebbe ciò a rendere affascinante l’intera domenica di calcio, in quanto tali episodi rendono duplice merito, sia alle squadre che hanno saputo mantenere a zero la casella delle sconfitte attirando attorno a sé le luci della ribalta ed un certo alone di inarrivabilità, sia verso quelle squadre che sono riuscite a violare le difese di una corazzata apparentemente e realmente invulnerabile, unendo un momento di focosa gioia da campo, ad una riflessione quasi sacrale che si prova quando finalmente la gigantesca figura d’imbattibile cucitasi addosso viene man mano infranta dal poderoso guerriero che riesce a metterne a nudo le debolezze.
Eppure il clou di tutta la domenica va oltre, e si mette a giocare pure con le coincidenze: Juventus e Juve Stabia, accomunate dal nome, dalla posizione in classifica e dallo status di “tiranna” di categoria e “cadute” per la prima volta e nello stesso giorno, come alla fermata del bus, fermata San Patrizio. Il bello è che entrambe vengono battute da 2 formazioni dai colori sociali simili, rossazzurri gli etnei, rosso blu i grifoni liguri.
Andando a spaccare il capello in quattro e rendendosi a servizio del capriccio, si vive in un contesto sociale dove il nuovo, il “giovane” sembra essere la soluzione a tutto e tutti, dove il minimo errore rende tutti bocciati e superati, pronti ad essere legittimamente e giustamente sostituiti dal nuovo che avanza e che asfalta apparentemente tutto ciò che trova davanti, quasi a costruire la strada nuova verso la giusta soluzione: e allora entra in gioco il significato stesso di Juventus, che è “gioventù”, ed il dato estremamente curioso è che ambedue le squadre della gioventù sono state trafitte da Francesco Lodi e Goran Pandev, un classe 84′ e un classe 83′, sulla soglia dei 35 anni d’età.
L’esperienza e la vecchia scuola che ha la meglio sulla “gioventù”, un tema molto caldo proprio nella città figlia dell’Etna, che con il cambio di panchina ed il subingresso di Novellino ha vissuto proprio questa modifica di carattere: dal biennio Lucarelli-Sottil, targato “novità”, alla guida forte e sicura di Novellino, l’esperienza che prende il sopravvento sull’esperimento. Insomma, domenica ricca di mille significati e di immensa gioia fra le mura del Massimino, 100 di questi San Patrizi.
Gabriele Di Mauro