DAL BINGO AL MONOPOLI: A CHE GIOCO STIAMO GIOCANDO?

La tensione era già alta. La lunghezza d’onda non era più la stessa. Lo si sentiva. Lo si percepiva. Trascorreva così la settimana che conduceva alla disfatta di Monopoli. Lo Monaco e Lucarelli. Due uomini di calcio; due caratteri vulcanici. Stessa passione, stessa genuinità, ma con punti di vista differenti.

Le dichiarazioni post Catania-Cosenza ne sono la prova tangibile. Da un lato il tecnico toscano che invitava ad “andare al giocare al bingo, piuttosto che seguire il Catania, tutti i tifosi non vogliosi di sostenere la squadra nella buona e nella cattiva sorte. Una squadra formata – a detta di Lucarelli – da giocatori che “guadagnano in media 1500 euro al mese”, da cui pertanto non ci può attendere più di quanto stiano facendo. Immediata la replica dell’amministratore delegato rossazzurro, che ha difeso il diritto della tifoseria ad esprimere il proprio disappunto e ha invitato l’allenatore livornese a parlare meno e a concentrarsi più sulla propria mansione.

Un botta e risposta da cui emergeva una netta differenza di vedute, soprattutto nella gestione dei momenti sfavorevoli della stagione. Ma, soprattutto, restituiva l’immagine di un modo differente di valutare ambizioni e potenzialità di questa formazione. Ma nulla poteva far presagire quanto sarebbe accaduto in quel di Monopoli. Neanche i più pessimisti. Un tracollo che, inevitabilmente, si pone come uno spartiacque del cammino rossazzurro. Sarà adesso che bisognerà decidere se proseguire tutti uniti verso la medesima direzione o intraprendere ognuno la propria strada. Sarà adesso che bisognerà decidere a che gioco giocare. In mezzo – parte lesa – c’è un’intera piazza, martoriata e umiliata. Una piazza che, dopo quattro anni di delusioni, merita fatti piuttosto che parole.

Antonio Longo

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