CATANIA 2018/19: PROCLAMI, RIMPIANTI, FALLIMENTO

Qualche giorno di riflessione a mente fredda, dalla scorsa nefasta domenica sera trapanese, è servita per fare chiarezza e analizzare la stagione – negativa, non potrebbe essere altrimenti! – del Calcio Catania 2018/2019. Senza girarci troppo intorno, sono stati evidenti, anzi evidentissimi, gli errori di calcolo, ancor più quelli tecnici e di programmazione stagionale!

Non siamo qui per giocare al tiro al bersaglio, ma alcune cose tangibili vanno sottolineate, dette e scritte. Quella appena conclusa la si ricorderà come la stagione dei grandi proclami, di una certa “supponenza” che, a bocce ferme, non ha certo giovato alla società, alla squadra e soprattutto alla piazza catanese. E ci riferiamo inevitabilmente alle “promesse”, poi non mantenute o impossibili da mantenere, alla luce delle prestazioni sul campo e del gioco farraginoso espresso dall’undici rossazzurro durante tutto l’arco della stagione. “Andreamo in Serie B”, “Arriveremo davanti alla Juve Stabia” e via dicendo: esclamazioni riferite ai vertici societari etnei che, magari, hanno creato quel timore sottaciuto all’interno del gruppo e che non ha permesso, a nostro avviso, di scendere in campo mai – MAI! – con la giusta serenità, di chi è conscio di avere le potenzialità di (ab)battere qualsiasi avversario. La Serie C si può paragonare alla steppa siberiana, se sbagli a centellinare le riserve non potrai mai raggiungere l’obiettivo! Come nel caso dei rossazzurri…

I proclami “pompati e pomposi”, dunque, non hanno giovato, portando a quei rimpianti che rispondono al nome di Andrea Sottil, nel suo doppio interregno, Walter Novellino, il cui esonero ha ancor’oggi del misterioso, ma anche, tanto per citare un elemento della rosa (fuori rosa), Andrea Di Grazia (non vogliamo entrare nel merito della questione e delle responsabilità da una parte e dall’altra, ma di certo è stato un patrimonio mal gestito). Oggi i proclami si chiamano, appunto, rimpianti, per essere rimasti impantanati nelle sabbie mobili della terza serie, quando tutto faceva pensare a un approdo a vele spiegate in Cadetteria. Forse anche il rimpianto di aver cambiato per ben due volte la guida tecnica, tornando poi all’origine: elemento, anche questo, che ha caratterizzato e indirizzato la stagione 2018/2019.

Fallimento: “Esito negativo, disastroso, grave insuccesso”. Significato mutuato dal dizionario Treccani, che semplifica, per certi versi, ciò che ha riguardato la società etnea. Se l’obiettivo fissato a inizio anno, come ribadito ampiamente, era la promozione in Serie B, ebbene il mancato raggiungimento dell’obiettivo porta al fallimento del progetto! Pur disponendo di una rosa nettamente superiore – per caratura tecnica e peso specifico economico – a tutte le altre squadre della Serie C!

Ad ogni insuccesso, specialmente in ambito sportivo, seguono delle conseguenze, ovvero la ricerca dei colpevoli. Se quando la squadra va male in campionato il primo a pagare è l’allenatore, nel caso del mancato raggiungimento dell’obiettivo fissato a pagare chi dev’essere? Rispondiamo facilmente: dirigenti e/o responsabili societari. In questo momento di riordino, più che pensare ai possibili allenatori in lizza per la prossima stagione o a chi merita la riconferma e chi no all’interno del parco giocatori, è più plausibile definire e programmare con gli uomini giusti. Che facciano al caso del Catania. Per il bene di Catania e del Calcio Catania!

F.R.

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