DE PROFUNDIS?
Sempre la stessa solfa, ancora e ancora. Il Catania si lascia facilmente abbattere in casa senza mai insidiare realmente la porta degli avversari. Il Monopoli, dal canto, suo gestisce la partita senza troppi patemi e dimostra che il divario di 14 punti tra loro e i rossazzurri è tutto fuorché casuale.
La differenza da cosa è data? Dal riuscire con facilità ad arrivare sotto la porta avversaria e metterla dentro. Senza giocate trascendentali, senza dimostrare chissà quale organizzazione. Qualsiasi commento alla partita e alle giocate sembra perciò superfluo: il calcio è una cosa semplice, vince chi gioca meglio dell’altro. E il Catania non riesce in questo da molte gare ormai.
Dopo la fine della partita resta solo la sconfortante sensazione, facilmente deducibile dall’atteggiamento e le parole dei protagonisti, di un lento ma quantomai inesorabile tramonto. Certo che se si continuasse a sprofondare nel baratro in cui l’11 di Lucarelli, insieme all’intera società di via Magenta, si sta piano piano calando bisognerà lottare per non retrocedere sul campo.
Sia per l’atteggiamento della squadra, sia per quello della società che in questa sessione di mercato ha indebolito una rosa che già non dimostrava il massimo della competitività.
Adesso ai tifosi non resta che aggrapparsi a un miracolo: di una nuova proprietà che porti nuova verve a giocatori che non sono ancora riusciti a dimostrare il proprio valore.
Al di là di ogni discorso sportivo, la sconfitta di ieri, però, non può suonare che come un “de profundis” che ormai è diventato impossibile da nascondere.
Simone Caffi
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