“TUTTO LO STADIO CANTERÀ OLIVEIRA!”
Tra i cinquanta nomi dei calciatori che verranno raffigurati nella parte esterna dell’ “Angelo Massimino” spicca pure Luis Airton Oliveira.
Gli amanti del calcio degli anni ’90 non potranno non ricordarsi di lui.
Nato e cresciuto tra le favelas brasiliane, il giovane Lulù decide di intraprendere la strada calcistica seguendo le orme del padre ed anche del fratello e della sorella.
Dopo aver superato un provino in Argentina, si trasferisce in Belgio, all’Anderlecht, dove avrà inizio la sua lunga carriera.
L’inizio nel campionato belga è brillante tanto da attirare le attenzioni di numerose società di tutta Europa.
I suoi 36 gol spingono il Cagliari, all’epoca allenato da Carlo Mazzone, a puntare su di lui.
La scelta fu azzeccata: in Sardegna Lulù mette a segno una valanga di gol che trascinano la squadra rosso-blu addirittura in semifinale di Coppa Uefa.
A Cagliari dimostra, oltre che le sue grandi qualità come finalizzatore, anche dei limiti caratteriali che gli hanno impedito di fare il grande salto nel mondo del pallone.
Ne è una chiara dimostrazione il morso dato sui parastinchi a Savicevic dopo uno scontro di gioco in un Milan-Cagliari del 1995.
I suoi anni più felici, nei quali ha legato di più con la tifoseria sono stati, però, a Catania.
Arrivò dopo un anno buio a Bologna, ed un titolo di capocannoniere di Serie B a Como.
Il suo modo di fare e la sua personalità in campo lo rendono il beniamino dei tifosi.
Viene soprannominato “Il Falco” per la sua particolare esultanza dopo ogni gol.
In due anni alle pendici dell’Etna colleziona 28 reti, ma poi, screzi con tifosi, ma principalmente con l’ex presidente Luciano Gaucci, spingono il calciatore a cambiare aria.L’esperienza Catania sarà l’ultima annata importante della sua carriera.
Seguiranno anni in serie minori, tra la vecchia C1 e C2.
Genio, follia, fantasia. Tre parole che descrivono perfettamente chi era Lulù Oliveira. Amante vero del pallone, giocatore d’altri tempi, roccioso e serio tanto d’essere entrato nei cuori di tutti, nessuno escluso.
Gabriele Indelicato