PROSEGUE IL MOMENTO NO DEL CATANIA: CON IL FONDI FINISCE 1-1
Secondo passo falso consecutivo per il Catania di Pino Rigoli. I rossazzurri, infatti, non vanno oltre l’1-1 contro il Fondi nel recupero della terza giornata di campionato. C’è da mangiarsi ancora una volta le mani, purtroppo, con il rammarico di ciò che poteva essere e invece non è stato. Molta sfortuna, altrettanti errori: questo, in pratica, il riassunto della serata vissuta dal team dell’Elefante.
In un “Massimino” gremito da circa 8 mila spettatori, l’allenatore belpassese schiera il solito 4-3-3, con la conferma di Bergamelli al centro della difesa e di Di Grazia nel tridente offensivo con Paolucci e Calil. A centrocampo, invece, solito terzetto formato da capitan Biagianti, Scoppa e Fornito. Pronti-via, è proprio il talentuoso centrocampista scuola Napoli a portare avanti il Catania: bolide da fuori area con il mancino e palla sotto l’incrocio. 1-0 all’8° minuto e partita decisamente in discesa. Soltanto in teoria, però. Proprio negli istanti finali della prima frazione di gioco, infatti, prima il colpo di testa di Bastrini si stampa sui legni, poi arriva spietata la beffa: cross ben calibrato dall’ex del match, Elio Calderini, e incornata vincente di Tiscione che batte Pisseri. Gol mancato, gol subito. Legge che si conferma, ancora una volta.
La gara, incredibilmente, termina qui. Nel secondo tempo, infatti, accade poco e nulla. I padroni di casa cercano di attaccare a testa bassa, sospinti da due curve, la Nord e la Sud, come sempre protagoniste sugli spalti. E’ il Fondi, anzi, a sfiorare il clamoroso vantaggio: soltanto un miracolo del solito Pisseri, a dieci minuti dal terrmine, nega il gol da pochi passi ad Albadoro. Alla fine è pareggio, un 1-1 che non serve praticamente a nulla.
Poco gioco, parecchia confusione e anche un arbitraggio – per l’ennesima volta –parecchio discutibile. Il Catania mastica amaro, a pochi giorni dall’immeritata disfatta subita nel derby con l’Akragas. Per Rigoli e i suoi c’è ancora da lavorare. Tanto. Già dalla trasferta di Taranto, però, non si può più sbagliare.
Daniele D’Alessandro
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