POCHE LUCI E TANTE OMBRE: IL CATANIA NON SA VINCERE
Dopo quattordici anni dall’ultima volta, torna di moda una delle partite più sentite del girone C di Lega Pro. Il Catania, infatti, giunge allo “Jacovone” di Taranto, cercando di uscire dalla crisi di risultati che ha caratterizzato l’inizio di questo campionato. Formazione ridimensionata da Pino Rigoli, che si affida al rientro sulla fascia destra di Parisi, spostando Nava a sinistra; rivoluziona il centrocampo affiancando Bucolo e Di Cecco a capitan Biagianti; inserisce Di Grazia e Barisic a supporto del solito Michele Paolucci.
Il match parte un po’ in sordina, con il Catania che stavolta gestisce bene il gioco e non butta palloni. Il centrocampo, infatti, riesce a dar supporto sia alla fase difensiva che a quella offensiva. La squadra è molto corta ed i reparti restano legati fra di loro. I rossazzurri, inoltre, cercano di sfruttare le scorribande di Di Grazia, al momento il più in forma dei suoi, che è pure il migliore del primo tempo. Due tiri a minacciare la porta avversaria: il primo finisce alto sulla traversa; il secondo viene smanacciato dal portiere avversario, dopo aver concluso un’ottima azione personale. Nonostante ciò, è 0-0 dopo i primi quarantacinque minuti.
Nella seconda frazione il pallino di gioco passa interamente dai piedi del Catania. Il Taranto, infatti, dimostra di essere una squadra da Lega Pro con evidenti difficoltà tecnico-tattiche. Gli ospiti, però, sono rei di non approfittare delle carenze avversarie. Le due occasioni più nitide, a tal riguardo, capitano sui piedi di Di Grazia e di Russotto, rispettivamente al 54′ ed al 94′, senza però che nessuno dei due riesca nell’intento di segnare: entrambi infatti strozzano il pallone laddove mettendoci un po’ più di cattiveria avrebbero fatto sicuramente male.
Il Catania non sa vincere e l’emblema di questa incapacità è proprio la partita di stasera. I rossazzurri tengono la palla per tutti e novanta i minuti, ma non riescono mai a colpire la porta avversaria. Sembra quasi che questa squadra stia col freno a mano tirato, senza riuscire ad accelerare e pungere col cinismo tipico di ogni grande squadra. E se reparto arretrato e linea mediana per stasera meritano la sufficienza piena, l’attacco invece non ha saputo impensierire la retroguardia avversaria sprecando numerose occasioni in cui gli stessi padroni di casa creavano spazi utili alle azioni offensive degli etnei. Poche luci ed ancora tante ombre.
Federico Fasone
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