NOI, PRIMA SIAMO UOMINI E DOPO GIOCATORI
Siamo prima uomini, cantava Gianni Morandi nella sua celebre canzone intitolata “l’allenatore”. Bene specificarlo, ad ogni occasione possibile.
A dire il vero, oggi, in piena era social, è diventato probabilmente più facile ed immediato proiettarsi nella vita che sta al di fuori del rettangolo verde di ogni calciatore. Il probema è che – rovescio della medaglia – spesso vi è una diversità incredibile ed un vivere totalmente diverso, che forse nella stragrande maggioranza dei casi, genera l’effetto opposto, spezzando quel possibile legame di tipo empatico.
Ma il tema non è nemmeno questo, oggi. È bene ricordare che ogni calciatore è pur sempre e prima di tutto un uomo, non una “res”, cioè un mero bene di proprietà della società di turno, buono solo se utile al profitto, altrimenti via. Non è nemmeno un gladiatore dell’arena sportiva, pronto esclusivamente a dare delirio e divertimento in pasto alla folla, per poi vivere in catene il resto della settimana.
Così, c’è una sottigliezza in questa settimana che apre le porte ad autunno ricco di premesse e promesse, che però ha un sapore decisamente bello, umano. Le parole su Felipe Estrella, precisamente. Considerato a tutti gli effetti come un calciatore etneo, nonostante i problemi suoi, e della società. Quella società che avrebbe anche potuto anche “scaricarlo”, data la strettezza dei tempi e dei conti da rispettare. Praticamente ad una settimana dal “gong” del mercato estivo, non vi erano più punte: Sarao via, Estrella con un grosso punto interrogativo. Ecco perché scaricarlo sarebbe stato facile, e quasi “utile” dal punto di vista finanziario, diciamo così. Una questione in meno a cui prestare attenzione, e in cui vi sono poi incognite che certezze. In fretta e furia si è andati a pescare Sipos e Moro, mentre sul brasiliano nessuna notizia se non qualche frase qui e lì. Oltre a qualche, pur sporadica, malelingua pronta a sottolineare un possibile flop di mercato con quella solita ineccepibile puntualità.
Il ragazzo non avrebbe ancora ottenuto l’idoneità sportiva, e sarebbero di natura cardiaca i problemi legati al relativo rilascio. E ciò serve un ghiotto assist per una duplice riflessione. Finalmente la salute è davvero arrivata al primo posto. Anche in categorie minori, anche e soprattutto in queste. La storia recente ci insegna come la precauzione non è mai troppa.
In secondo luogo, rispetto. Per il ragazzo, lasciato nella sua privacy, ma mai dimenticato e sempre nei pensieri della dirigenza di Via Magenta, che lo attende e lo considera, prima di tutto, un effettivo calciatore rossazzurro. Oltre che un gran talento. Anzi, poi un gran talento.
Appunto, prima siamo uomini, e dopo giocatori.
Gabriele Di Mauro