La querelle Modena-Catania

La partita che si sarebbe dovuta disputare sabato scorso al Braglia di Modena ha lasciato degli strascichi ancora aperti. Ad alimentare le polemiche legate alla mancata disputa della gara è stata la cattiva gestione dal punto di vista organizzativo da parte della Lega serie B – in primis – e del giudice di gara.

Le condizioni del campo erano palesemente impraticabili, già dal giorno prima, a causa delle condizioni meteo avverse. Il terreno sconnesso e a larghi tratti argilloso non faceva presagire nulla di buono. Ciò nonostante la Lega non ha disposto nessun rinvio, come invece è accaduto per Parma-Chievo, cercando di fare il possibile per far disputare l’incontro. L’aspetto paradossale è che, nonostante fosse tangibile ed evidente che le condizioni avverse del campo avrebbero potuto mettere a repentaglio l’incolumità degli atleti, si spingeva per disputare il match.

A questo punto ci si interroga su chi detenga realmente il potere decisionale: se l’arbitro in quanto giudice di gara o la Lega serie B; o ancora le pay tv, che sempre più dettano legge sulla disputa delle partite per assecondare determinati palinsesti televisivi. La regola “the show must go on” non sempre è corretta, se questa va soprattutto a discapito dei tifosi.

I tifosi, infatti, sono stati bistrattati e poco rispettati in quanto si sono recati al Braglia con la quasi certezza che la gara non si sarebbe disputata, percorrendo di fatto tantissimi chilometri. Tutto era dunque evitabile a monte!

La nota dolente è l’aver appreso ancora una volta che i tifosi, parte sana di un calcio schiavo dei diritti televisivi e delle decisioni di Lega, siano sempre più spesso penalizzati, nonostante attraverso  il loro sostegno portano avanti  il grande circus del calcio. Una migliore organizzazione contribuirebbe non solo a rendere lo spettacolo migliore, ma sarebbe soprattutto rispettosa per quei tifosi che con la loro passione tengono in vita campionati e palinsesti televisivi compresi.

 

Adriano Nicosia

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