ESCL. CATANIA CHANNEL – GIANLUCA DI MARZIO: “CATANIA SPECIALE PER ME, SUL MERCATO VI DICO…”
Ai microfoni di Catania Channel Live ospite d’eccellenza oggi, un volto iconico del calciomercato e del giornalismo sportivo in generale quale Gianluca Di Marzio, che insieme a Marcello Mazzari e Daniele D’Alessandro ha raccontato svariati aneddoti raccolti nel suo libro “Grand Hotel Calciomercato”, oltre che la situazione sul mercato del Catania, puntualizzando in particolare, la posizione di Tacopina su Pecorino e la trattativa Biondi-Pordenone.
Gianluca, un vero successo il tuo libro “Grand Hotel Calciomercato”, uscito lo scorso ottobre, pronto ad essere tradotto anche in lingua giapponese e polacca, e perfino in trattativa per ispirare una serie tv.
“Una grande soddisfazione, felice del successo ottenuto ma soprattutto che sia stato molto apprezzato, anche da diverse fasce d’età. Sì, nei giorni scorsi si è raggiunto un accordo per la cessione dei diritti audio-vsivi.”
Ci ha colpito la tua prefazione, affidata ad un ragazzino, a dare un tocco di romanticismo al ruolo del calciomercato, che negli ultimi anni hai contribuito a renderlo più importante.
“L’autore della prefazione ha soli 13 anni, mi ha fatto davvero piacere ricevere recensioni positive da questa fascia d’età, anche perché essendo così giovani, sarà uno dei primi libri che avranno letto. Fa piacere aver dato un contributo allo sviluppo della lettura, peraltro con un argomento che pare attrarre tutti, più dei 90’ di calcio giocato. Il termine stesso “calciomercato” ad oggi viene usato anche in altri ambienti, per esempio in politica, insomma associato a vicende in cui vi siano delle trattative.”
Da dove nasce l’idea del libro, e quanto materiale e quante interviste hai raccolto per la realizzazione? Inoltre, hai in mente un proseguo?
“Ho raccolto circa 140 telefonate nel giro di due mesi, di cui poi abbiamo fatto una sbobinatura insieme a Matteo Moretto, ed estratto i punti salienti che potessero avere un filo conduttore collegando le varie storie e le varie esperienze che ho vissuto in prima persona. Siamo stati aiutati in un certo senso dalla vicenda Covid-19, in quanto sarebbe stato davvero impensabile svolgere un tale carico di lavoro in tempi così brevi, per cui abbiamo sfruttato il momento. Per lo stesso motivo non credo di lavorare ad un altro progetto del genere, semmai è in cantiere l’idea di pubblicare nei mesi appena successivi alla chiusura del mercato, una raccolta annuale di aneddoti e vicende. Ci stiamo ragionando con la casa editrice.”
Prosegue poi sul suo legame con Catania.
“Catania è una città che porto personalmente nel cuore. I più giovani magari non ricordano, ma ho vissuto la mia infanzia a Catania poiché mio padre è stato allenatore proprio qui a Catania, cogliendo una storica promozione in Serie A nel 1983. Ho frequentato qui le scuole, ho avuto qui le prime fidanzate, gli amici del cuore, uno dei miei testimoni di nozze è catanese, abbiamo ancora una casa qui, e vengo spesso a trascorrere le vacanze. Aci Castello, Cannizzaro, Aci Trezza, la granita la notte, il Banacher, posti che sono legati ai miei ricordi d’infanzia, ho trascorso qui i miei anni più belli. Tornare e vedere certi luoghi è sempre un’emozione, mio padre tra l’altro non riesce a stare senza trascorrere un periodo dell’anno qui a Catania, un cordone ombelicale che mai si spezzerà. Non vedo l’ora di portare i miei figli.”
Tornando al libro. Racconti minuziosamente la vicenda del trasferimento di Maxi Lopez al Milan, che ricordi hai?
“Ricordo come tutti i giornalisti fossero all’ingresso dell’Hotel, e lui per evitarli e rimanere nascosto, passava per un ingresso secondario per andare ad allenarsi. Ma altrettanto curioso è il suo arrivo a Catania. Lo Monaco lo portò a Taormina, ma lui, non avendo idea di dove fosse, aveva creduto che si trovasse già a Catania, rimanendo incredulo dal non vedere campi d’allenamento, ed aspettandosi una città molto più grande. Ciò fa capire come i calciatori si possano trovare dentro situazioni senza nemmeno rendersi conto di dove si trovino, quasi come fossero “sequestrati” e portati in luoghi a loro sconosciuti. Altro esempio è Milik, portato a Capri e non a Castel Volturno al suo arrivo al Napoli, perché le strutture non erano certamente ai livelli di quelle dell’Ajax, così gli si mostrarono foto finte prese da internet di altri centri sportivi, raccontandogli di come di lì a breve, sarebbe stato quello del Napoli.”
Hai suddiviso i capitoli a seconda della particolarità degli episodi, cioè calciatori nascosti in Hotel altri in aeroporto.
“Abbiamo costruito capitoli per situazioni, provando a far immedesimare il lettore nella storia, forse per questo una casa produttrice britannica ha spinto per avere i diritti e farci una serie televisiva.”
Altra vicenda relativa al Catania, quella di Simeone che rifiutò corteggiamenti di altre squadre se non prima avesse salvato il Catania.
“Non solo rispettò il contratto, ma si rifiutò di incontrare altri club sino al termine della stagione. Un allenatore del genere è De Zerbi, che non vuole mai incontrare altri club se già sotto contratto. Nel caso di Simeone, però, fa specie che sapeva già di non essere confermato per la nuova stagione. Un modo di essere che ha mantenuto sempre, anche durante l’esperienza all’Atletico.”
Poi si è soffermato sulle questioni relative al Catania.
“Catania potrà avere più risalto mediato a livello nazionale anche grazie a Joe Tacopina, di certo un presidente di quelli a cui piace farsi notare ed essere presente. Su Pecorino, proprio Tacopina ha deciso di non venderlo, nonostante un’offerta di 400 mila euro più bonus da parte della Juventus, difficili margini di trattativa allo stato attuale. Mazzarani andrà a Livorno, mentre in entrata arriva Giosa. Per il resto, in questa sessione, il mercato in entrata dipende da quello in uscita, se esce qualcuno allora entra un altro.”
Si è poi soffermato su un possibile addio di Pellegrino.
“Sul direttore sportivo Maurizio Pellegrino vi dico che, concluso il mercato, rifletterà sul futuro nonostante i 3 anni di contratto, e nonostante lo stesso Tacopina abbia precisato la volontà di proseguire con lui. Il punto della questione riguarda l’autonomia e lo spazio di manovra, infatti, arrivando una nuova proprietà, potrebbe essere diversa, e su questo rifletterà.”
Con l’arrivo di Tacopina la piazza sogna: potranno esserci colpi grossi, come Alfredo Donnarumma?
“Non penso sia fattibile in questo mercato. Detto ciò Tacopina è un grosso investitore, il suo gruppo ha fatto un’operazione a dir poco coraggiosa, perché al momento, con assenza di introiti da stadio, sia in Serie C che in B vai solo a perdere. Solo arrivando in Serie A inizi a recuperare e magari ad avere introiti. Al momento c’è solo da mettere soldi, giù il cappello alla nuova proprietà, la quale ha condotto una trattativa senza minima garanzia di rientro.”
A RadioGDM.com Tacopina si è lasciato andare ad una forte dichiarazione “voglio vincere lo scudetto”. Cosa ti aspetti da questa gestione?
“Va detto che intanto subentra ad una gestione che ha fatto le cose per bene, come SIGI, che va ringraziata. Entrano con una base già solida, ma con una forza economica notevole, potendo acquistare calciatori di livello per puntare a breve al ritorno Serie A. Tuttavia, lo vediamo col Bari, non sempre investimento significa successo, non è così facile uscire fuori da queste categorie. Fondamentale è avere una società solida, a prescindere dalle categorie, senza più dover pensare a notai, quote, firme. Credo che i profili attorno a Tacopina siano garanti del progetto, tra questi Gardini, che conosco personalmente. Avere Gardini in Serie C sarebbe un vero e proprio colpo di mercato, e magari una bella pagina per un nuovo libro.”
Su Biondi invece? Ieri ha smentito la firma col Pordenone.
“Al di là del gioco delle parti e delle smentite, da Pordenone sono sicuri che il ragazzo vestirà la loro maglia la prossima stagione. Ma sarebbe una scelta legittima, specie per la società che è il Pordenone, che presto potrà anche arrivare in Serie A. Hanno forza economica importante, avendo speso ben 2,8 milioni per prendere Diaw dal Cittadella, e questo la dice lunga…”
Gabriele Di Mauro