DELUSIONE PAOLUCCI: IDILLIO AL TERMINE
Qualunque sia la categoria, la regione o la squadra, nel calcio italiano i ritorni di fiamma non esistono. Sono pochissimi infatti i calciatori ad aver convinto per la seconda volta una piazza già importante per la loro carriera. I motivi sono vari e vasti, tra questi i più importanti sono certamente umorali. È chiaro infatti che i cocci non potranno mai ricostruire il vaso originario, così come un core infranto non potrà mai tornare a battere con lo stesso vigore. Conferma la regola Michele Paolucci, tornato a Catania per fare il leader e trascinato nel dimenticatoio dai cuori rossazzurri che da lui si aspettavano le gesta del “Paolucci di Serie A”.
Altri tempi, altra storia. Sono passati 7 anni, Michele adesso ha compiuto 30 natali, ha giocato da unica punta, disputato 18 partite di Lega Pro e realizzato 3 gol. Ben diversi i numeri rispetto a quelli del ventitreenne di Recanati che abbiamo apprezzato in Serie A, a fianco di Morimoto, realizzatore di 7 gol in 26 partite. Non soltanto la media gol è praticamente identica, ma l’impatto del 9 sulla partita spesso è scarso, o meno importante di quanto si aspettino i tifosi. A questo si aggiunge che Rigoli non ha aiutato l’attaccante, addossandogli forse troppe responsabilità e lasciandolo privo di alibi che potessero proteggerlo dalle insicurezze.
Finirà dunque prima del previsto il secondo appuntamento romantico di Paolucci in rossazzurro: il marito non ha più lo stesso interesse nei confronti della moglie e per questo cerca un’amante più appetibile (Andria in pole, anche se pare che il giocatore non sia propenso). D’altronde si sa, la crisi dei 7 anni è scientificamente quella più dura da superare.
Carlo Maria Castiglione