CONDANNARE LADDOVE VA FATTO
Avremmo preferito non parlarne, ma episodi del genere, purtroppo, non possono passare inosservati. Nell’epoca che dovrebbe essere della civiltà e della tolleranza, infatti, ci sono ancora delle situazioni ampiamente spiacevoli che si ripropongono. Ciò che è capitato a Siracusa nella giornata di sabato, poco prima del fischio d’inizio del match fra la squadra ospitante ed il Catania, non si addice di certo ad un contesto serio ed intangibile come dovrebbe essere quello della Lega Pro. Non è ammissibile che nel calcio professionistico sia permesso agli ultras della squadra di casa avvicinare i giocatori ospiti con toni minacciosi e poco amichevoli. Soprattutto non è accettabile che nè stewards nè forze dell’ordine siano pronte a sventare eventuali rischi incombenti per l’incolumità degli atleti.
Eppure era stata vietata la trasferta ai supporters rossazzurri proprio per ragioni di ordine pubblico, visti e considerati anche i fatti incresciosi accaduti nel precedente derby di agosto, quando vi fu una vera e propria “sassaiola” fra le due tifoserie. Nonostante ciò, la lezione evidentemente non è bastata.
Pietro Lo Monaco ha denunciato ad ampia voce i condannabili comportamenti di chi si è reso protagonista di una scena che di sicuro non fa bene al calcio nè allo sport più in generale. Inoltre ha segnalato l’assenza degli addetti alla sicurezza al momento dell’accaduto, quando le squadre si riscaldavano per poi prepararsi a disputare il match. È arrivata pronta la replica del presidente azzurro Cutrufo, che però senza soffermarsi sull’episodio, ha invece incolpato Lo Monaco di non saper perdere.
Insomma si tratta di fatti aberranti che non fanno altro che aggiungersi a quelli dell’estate così come a quelli di Reggio, quando alcuni dei giocatori rossazzurri erano rimasti vittime del furto di beni personali. I contenuti di Lo Monaco, stavolta, non possono essere trascurati. La Lega è chiamata a comminare delle sanzioni credibili, volte a realizzare prevenzione speciale e, al tempo stesso, generale. Non è più tollerabile discutere di argomenti che non abbiano niente a che fare con il calcio nell’era dell’integrazione culturale.
Federico Fasone
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