CATANIA SPRECONE: LA PROMOZIONE DIRETTA SI ALLONTANA

Doveva essere la serata del Catania. Quella dello scatto decisivo, quella della prima finale da vincere in questo tambureggiante scorcio conclusivo di campionato. I presupposti c’erano tutti: serata stupenda, stadio gremito da 14 mila cuori rossazzurri e una coreografia da pelle d’oca ad opera della solita encomiabile Curva Nord. I rossazzurri però falliscono l’ennesima chance stagionale, inchiodando sullo 0-0 contro una Juve Stabia apparsa rocciosa e impenetrabile. 1 punto che non serve praticamente a nulla e che fa contento solo il Lecce, da stasera nuovamente favorito assoluto per conquistare la promozione diretta.

LA PARTITA –  Come già ribadito nella conferenza stampa, “undici che vince non si cambia”. Mister Lucarelli conferma i suoi fedelissimi nel 4-3-3 da sempre marchio di fabbrica del team dell’Elefante. Davanti a Pisseri, solita retroguardia composta da Blondett, Aya, Bogdan e Marchese. In mezzo al campo Lodi e Mazzarani si sistemano ai lati di capitan Biagianti, mentre in avanti non si tocca il trio formato da Barisic, Curiale e Manneh. Pronti-via, il “Massimino” esplode di rabbia: sugli sviluppi di una ribattuta, Biagianti fa partire una sassata che incoccia in area  sul braccio largo di un centrale stabiese. Tutti invocano il rigore, ma il direttore di gara lascia correre senza esitazione alcuna. L’approccio degli etnei, però, è buono, travolgente, nonché offensivo. Il Catania si affaccia ripetutamente dalle parti dell’estremo difensore ospite, senza però rendersi pericoloso e mordere in maniera letale. Le occasioni latitano, da una parte e dall’altra, ma allo scadere della prima frazione è ancora una volta l’arbitro ad ergersi protagonista, con Strefezza graziato da un possibile secondo giallo dopo un fallo di mano atto ad impedire una probabile ripartenza rossazzurra. La prima frazione di gioco si chiude dunque 0-0, a reti bianche.

Nella ripresa, il copione non muta. Ad attaccare è solo una formazione, ovviamente quella di casa. Prima una conclusione di Mazzarani, poi una mancata combinazione tra quest’ultimo e Curiale  strozzano l’urlo del vecchio Cibali. L’occasione d’oro, tuttavia, capita sulla testa di Bogdan allo scoccare dell’ora di gioco, ma il gigante croato spedisce clamorosamente a lato da posizione favorevolissima. Anche la Juve Stabia prova timidamente ad affacciarsi dalle parti di un inoperoso Pisseri, trascinato da un Simeri davvero in forma smagliante. Lucarelli decide allora di cambiare, inserendo Rizzo e Andrea Russotto al posto di Biagianti e di un esausto Kalifa Manneh. Proprio il fantasista romano, al 64°, calcia dall’interno dell’area di rigore, ma Branduani si fa trovare pronto e blocca la sfera. Al 70°. Il tecnico toscano decide di rischiare il tutto per tutto buttando nella mischia anche Ripa e Porcino in luogo di Mazzarani e Marchese. 4-2-4 iper-offensivo: o la va, o la spacca. I rossazzurri attaccano a testa bassa,  ma non si riesce a sfondare.  Dopo 5 minuti di recupero, l’arbitro manda tutti sotto la doccia. Il Catania spreca una clamorosa occasione e riconsegna il campionato nelle mani del Lecce. 4 giornate al termine, ma adesso i rossazzurri non sono più padroni del proprio destino.

Daniele D’Alessandro

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