CATANIA, NIENTE MATURITÀ: È CONTESTAZIONE
Doveva essere la gara che confermasse quanto di buono visto contro il Messina. Doveva essere il momento per staccarsi dall’ultimo posto in classifica, che poco si addice al Catania. Doveva essere la prima vittoria in trasferta della stagione (i rossazzurri non vincono fuori casa da quasi un anno). Non è stato nulla di tutto ciò. L’unico obiettivo possibile, per dare seguito al risultato di domenica scorsa, era la vittoria, peraltro contro una squadra, con tutto il rispetto dovuto all’avversario, che da un punto di vista tecnico è del tutto inferiore alla formazione di mister Rigoli, che finisce inevitabilmente sul banco degli imputati.
Il Catania sembra infatti peccare di organizzazione, sia offensiva che difensiva. Difatti regala quasi un tempo agli avversari prima di sferrare il primo affondo pericoloso, peraltro su palla inattiva, pur incontrando, numeri alla mano, la peggior difesa del campionato con 18 gol subiti nelle precedenti 8 giornate.
Nonostante questa sterilità offensiva, la compagine etnea sembrava poter avere la meglio su una squadra, sicuramente ben schierata in campo, ma che non sembrava essere in grado di creare troppi pericoli alla porta difesa da Pisseri. Se non fosse stato per gli svarioni difensivi, problema che colpisce piuttosto spesso la retroguardia catanese, non sarebbe mai arrivato il vantaggio della formazione gialloverde. Solo a quel punto il Catania, colpito nell’orgoglio, riesce a chiudere gli avversari nella propria metà campo e a raggiungere il pareggio firmato da Barisic e propiziato dal neo entrato Mazzarani, all’esordio stagionale con la maglia rossazzurra.
Anche questa reazione, però, sembra essere più frutto della voglia di non perdere, che di un organizzazione di gioco. Tutto ciò dimostra da un canto la scarsa maturità di un insieme di giocatori, che ancora non è vera e propria squadra, e che alterna buone prestazione ispirate dall’estro dei singoli (vedi Di Grazia contro il Messina), a gare sottotono. Inoltre si denota anche la scarsa capacità dell’allenatore di dare un chiaro stile di gioco, che possa essere di aiuto ai calciatori nei momenti di difficoltà.
Si sono visti, infatti, palesi limiti a centrocampo in fase di impostazione, a causa della scarsa condizione di capitan Biagianti, il quale probabilmente sarebbe dovuto restare a riposo non essendosi allenato perfettamente in settimana, e della poca ispirazione delle due ali, Di Grazia e Russotto, che sono apparsi un po’ appannati. L’unica soluzione a tale situazione è stata la ricerca spasmodica della profondità, a discapito della trama corale.
Tutto ciò ha portato alla contestazione, arrivata alla fine della partita, durante la quale la tifoseria ha accusato la squadra di non sudare abbastanza la maglia che indossa e di non lottare fino alla fine. A questo punto è chiaro che l’ambiente abbia bisogno di uno scossone. Inoltre, la prossima partita non sarà di certo una gara facile, dato che al “Massimino” arriverà il Lecce primo in classifica e reduce da una vittoria per tre a zero in casa.
Sembra che la prossima possa essere la gara della verità, per capire quale possa essere il destino di questa squadra. Non ci sono altre possibilità, se non dimostrare di avere il carattere necessario per ripartire. Difficilmente potrà essere perdonata un’altra prestazione sottotono.
Claudio Maggio
- Previous CATANIA: UNA VORAGINE, POI IL RISCATTO DI BARISIC
- Next MAZZARANI ENTRA E IL CATANIA SEGNA: SARÀ UN CASO?