CATANIA, 2015: UN ANNO TUTTO DA RIFARE
L’anno che volge al termine è stato sicuramente uno dei peggiori per il calcio catanese. Dopo la retrocessione dalla Serie A, l’anno precedente, infatti, il 2015 è culminato con lo scandalo giudiziario legato al club rossazzurro e – in generale – al mondo del pallone. Il “caso Catania”, che passerà alla storia col nome di “Treni del gol”, ovvero dall’inchiesta aperta dalla Procura di Catania, è scoppiato sul finire del mese di giugno quando il campionato cadetto si era concluso da poco e il Catania, seppur con qualche difficoltà, aveva “conquistato” l’agognata salvezza. Il fatto in sé, in nome dello sport e del calcio pulito, rappresenta una prima ingiustizia, seppur commessa dalla proprietà del Calcio Catania.
Lo scandalo è alla portata di tutti: i dirigenti del Catania, sulla base di introvertibili intercettazioni telefoniche, sono stati accusati di aver falsato l’esito del campionato appena passato in archivio, corrompendo vari giocatori avversari con decine di migliaia di euro (questo si evince dagli atti giudiziari dell’inchiesta, n.d.r.). La città ha reagito disgustata, prendendo le distanze dalla dirigenza e difendendo la matricola storica del Calcio Catania (numero 11700). Tutto ciò, tuttavia, non è bastato a salvare la categoria: la retrocessione in Lega Pro richiesta dal Procuratore Palazzi è giunta puntuale, seguita da una pesante penalizzazione. In prima istanza al Catania vengono comminati 12 punti di penalità, ben sette in più rispetto a quelli richiesti da Stefano Palazzi, che aveva tenuto in considerazione la collaborazione con gli inquirenti del patron Nino Pulvirenti. Seconda ingiustizia.
Pesanti sanzioni sono giunte, inoltre, anche a capo dei dirigenti etnei: Pulvirenti, Cosentino e Delli Carri. Tra questi, solo il primo è rimasto alle pendici dell’Etna dato che i contratti di Cosentino e di Delli Carri erano scaduti poco prima, a fine giugno (per fortuna, aggiungeremmo…). Nino Pulvirenti subisce l’inibizione dalle cariche societarie e il DASPO (divieto di accesso alle manifestazioni sportive) dovuto all’incompatibilità ambientale di cui si ebbe certezza nel corso del corteo rossazzurro mosso per le strade della città il 27 giugno scorso. Nei mesi estivi si è pensato chiaramente più a ridisegnare la dirigenza e a risolvere le dispute nei tribunali federali che alla preparazione del campionato successivo. Carmelo Milazzo era stato nominato amministratore unico, mentre Pulvirenti, ormai ripudiato dalla città intera, ancor’oggi riveste l’unico ruolo di proprietario della società Calcio Catania S.p.a.
Poco prima dell’avvio del campionato di Lega Pro, un primo ricorso presentato dal club etneo è stato accolto dalla Corte Federale che ha ridotto in prima istanza la penalizzazione del Catania da 12 a 9 punti, ma il passivo indubbiamente è rimasto, comunque, pesante e ben lontano dalla richiesta ufficiale del Procuratore Palazzi (-5 punti, n.d.r.). Tra mille peripezie il Catania ha iniziato il suo campionato con una rosa completamente rinnovata rispetto alla scorsa stagione. Rosa che è riuscita nell’immediato ad annullare la penalizzazione nel corso delle prime tre giornate e a riportarsi subito in corsa per la zona alta della classifica. Inoltre, cosa ancor più importante, la nuova squadra rossazzurra è riuscita in poco tempo ricucire un rapporto ormai logoro con la tifoseria, che, nonostante tutto, non ha mai fatto mancare il proprio apporto al team etneo guidato da Pancaro. Il buon umore e l’entusiasmo, però, sono subito stati gelati quando la Corte Federale ha inflitto altri due punti di penalizzazione al club, a causa di alcuni ritardi nei pagamenti Irpef, risalenti alla scorsa stagione. Quasi contestualmente, non è stato accolto il ricorso in merito all’originaria penalizzazione. Un’altra ingiustizia, sì. Perché dopo aver abbondantemente penalizzato la società – e di riflesso giocatori e tifosi che nulla hanno a che fare con i trascorsi illeciti societari – chi ama davvero i colori rossazzurri è stato costretto a dover vedere la propria squadra annaspare nel buio della bassa classifica. Complici infortuni e un primo calo fisico, dovuto alla preparazione svolta in fretta e furia, anche i risultati sul campo non sono più arrivati come nelle prime giornate, fin quando Calil e compagni non hanno espugnato lo “Scopigno” di Rieti appena sabato scorso.
Da qui ci si avvia all’ultimo mese di questo catastrofico 2015, l’ultimo mese di un anno che potrebbe far sorridere – finalmente – tutti i tifosi rossazzurri, portando una serie di vittorie consecutive (si spera!) e, quindi, facendo ritrovare l’entusiasmo che da queste parti manca da qualche anno. Questo potrebbe accadere, almeno finché una nuova possibile sentenza non vada ad infoltire la penalizzazione legata ancora alla vicenda dei pagamenti Irpef: potrebbe essere tolto, infatti, ancora un punto al Catania, che così, a distanza di più di cinque mesi, si ritroverebbe a giocare con quel -12 che era stato deciso in primo grado nel corso dell’estate e che peserebbe come un macigno sulle gambe e sulla testa dei ragazzi di Pancaro che, settimana dopo settimana, tentano di dare il massimo sul campo. Che il Catania abbia dovuto pagare per gli illeciti commessi è fuor di dubbio; bisogna piuttosto chiedersi se ha pagato in misura corretta e se ha rappresentato o meno il capro espiatorio di un sistema ormai “saturo” e mal gestito. La sensazione che si evince è che il Catania abbia pagato perché si doveva dare un forte segnale a tutto il mondo dello sport, del calcio in particolar modo.
Il Catania, insomma, ha pagato per tutti e continua a farlo: si continuano a penalizzare i tifosi che rappresentano la parte pulita e bella di questo calcio. Possibile che questo accanimento sia dovuto a una mancata cessione della società? Possibile che si penalizzi il Catania perché ancora di proprietà di Pulvirenti? Questi interrogativi non avranno mai una risposta, ma ciò che si avverte è che sia una possibilità tutt’altro che utopistica. L’augurio per il 2016 che sta per arrivare è soprattutto quello di poter riportare il sorriso sul volto di tutti i catanesi. Intanto speriamo che questo 2015 volga al termine nei migliori dei modi, per lo meno meglio di come sia andato finora. Parola a Calil e compagni…
Giuseppe Mirabella
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