A CACCIA DEL MIRACOLO

Inutile nascondersi, non servirebbe a nulla. Delusione è l’unico vocabolo idoneo a descrivere in modo limpido la regular season portata a termine dal Catania. Ci si aspettava ben altro dalla formazione rossazzurra, molto di più di un quarto posto dal sapore sgradevole e amaro.

Dopo il sopruso subito in estate, con lo “scippo” di una Serie B a termini di regolamento legittimamente spettante al club dell’Elefante, la sensazione prevalente era che Lodi e compagni, in ogni caso, avrebbero fatto un sol boccone del girone C, conquistando sul campo l’agognato balzo in cadetteria. Le eccezionali prestazioni estive in Coppa Italia – specie i pesanti successi ottenuti contro Hellas Verona e Foggia – nonchè i colpi di mercato messi a segno dal duo Lo Monaco-Argurio. avevano galvanizzato tutti, caricando di positività società, squadra e, ovviamente, tifoseria.

Sembrava il preludio ad una cavalcata indisturbata e trionfale, un lungo sogno destinato a trasformarsi in splendida realtà. Invece, purtroppo, nulla è filato per il verso giusto. Danneggiato gravemente dall’iniziare il campionato praticamente a ottobre, col fardello pesantissimo di dover recuperare 5 gare rispetto agli agguerriti competitors, il Catania ha cominciato a palesare i primi segni di difficoltà sin da subito.

Discontinuità, la parola chiave: prestazioni importanti alternate a gare opache, caratterizzate da una qualità di gioco approssimativa ed una condizione fisica non ottimale. Quasi mai i rossazzurri hanno dato l’idea di poter dominare l’avversario, palesando anzi notevoli carenze nel conquistare punti pesanti lontano dal fortino del “Massimino”. Un leitmotiv incessante e snervante, trascinatosi per mesi e mesi sino al termine delle 38 giornate, mentre Juve Stabia e Trapani volavano via in classifica. Nè Andrea Sottil, quanto il subentrante Walter Novellino, hanno saputo scovare il bandolo della matassa, trovando quella medicina giusta che potesse guarire i mali della squadra e condurla al vertice.

Così, come accennato poco sopra, è arrivato il quarto posto, alle spalle anche del Catanzaro di Auteri. Niente promozione diretta, dunque, soltanto rammarico e insoddisfazione. Colpa della società, rea di non aver rinforzato adeguatamente la rosa rispetto alla scorsa stagione? Colpa delle due guide tecniche? Oppure responsabilità da attribuire ad alcuni elementi non dimostratosi all’altezza delle aspettative? Possibile un mix di tutto ciò, molto probabile.

Adesso, tuttavia, puntare il dito contro qualcuno o qualcosa non serve affatto. C’è da tirare una linea netta e mettersi tutto alle spalle, per quanto complicato sia. La storia non è finita, un nuovo capitolo sta per iniziare. Il Catania ha una nuova chance da giocarsi, quei Play-Off che poco meno di un anno fa hanno infranto le speranze di un’intera città e che ora potrebbero restituire quanto tolto con gli interessi. Il ritorno last minute dell’allenatore di Venaria Reale rappresenta l’ultimo, estremo, asso nella manica, il tentativo finale di svegliare dal torpore l’ambiente e dare una scossa decisa. Occorre ricompattarsi, ributtarsi tutti insieme dalla stessa parte della barricata e tornare a combattere. Nel calcio, si sa, tutto è possibile, compresi i miracoli. Ce l’hanno insegnato qualche giorno fa Liverpool e Tottenham, ritenute spacciate dal mondo intero e capaci, meritatamente, di schiantare al suolo Barcellona ed Ajax guadagnandosi tra gli applausi la finalissima del “Wanda Metropolitano” di Madrid.

Si, è vero, trattasi di pianeti calcistici distanti anni luce. Quel che conta, però, è il concetto esplicitamente contenuto nelle imprese griffate Reds&Spurs: sudare, sputare sangue in campo, lottare fino alla fine. E’ proprio questo che ci si aspetta dal Catania. Dare tutto, metterci l’anima. Dal primo secondo del match del 15 maggio, per non avere rimpianti. Aggrappandosi al miracolo, rialzando la testa dopo settimane difficili. Restituendo alla gente l’orgoglio e la dignità di tifare una squadra che, in tale categoria, non può più proprio restare.

(fonte foto: calciocatania.it)

Daniele D’Alessandro

 

 

 

 

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