Catania, se famo du spaghi?
Si doveva cancellare la figuraccia di Brescia, congedarsi nel migliore dei modi davanti al pubblico di casa ed agguantare la salvezza con un misero punto. Si dovevano ringraziare i diecimila e più abbonati della stagione, vero e onnipresente dodicesimo uomo in campo per tutta la stagione. Beh, adesso non facciamo voli pindarici, suvvia.
Ciò a cui abbiamo assistito, con sdegno, questo pomeriggio è una prestazione al limite tra il ridicolo e il compassionevole. Undici giocatori al confine tra l’assurdo ed il paradossale, “sbussolati” da far invidia ai naufraghi del Mediterraneo, raccapriccianti forme amorfe di un io calcistico sperduto nel deserto delle anime stanche e senza meta. Stanche come Stanco è il giocatore che ha sancito l’ultimo verdetto di una partita da commedia teatrale.
Nell’adagio trastullarsi della prima frazione di gioco, da pennichella balneare di fine mese, si ode a divenir grave solo qualche sussulto rossazzurro con Castro al 19′ (colpo di testa a lato di poco) e Calaiò al 27′ (pallone che si perde a lato), tanto per destare l’acuto udito degli amatori di belle emozioni. Eppure è quello squadrone da altra categoria del Cittadella a costruire azioni su azioni e a costringere la “Desesperada Armada” rossoazzurra a regalare metri e palloni giocabili. Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino, si dice. Difatti è proprio lo zampino di quel grande campione di Gerardi a lasciare il segno al 39,’ su cross del “Beckham del Veneto“ Minesso, sul quale Gillet non ha potuto fare altro che assistere da spettatore. I fischi dagli spalti stimolano i reconditi virgulti di orgoglio di una banda di occhi stanchi e i dormienti pare ritornino tra i vivi con il gol di Schiavi, di testa, su punizione di Rosina (minuto 41). Qualche altro sventolio di cartellini gialli dell’arbitro e giù negli spogliatoi per la fine del primo tempo.
“Ma perché impegnarsi così tanto? In fondo, il pareggio ci può bastare“, si mormorava nello spogliatoio. Fu così che scesero in campo Abietti figli di Morfeo contro Gladiatori di Roma antica a contendersi questi ambiti tre punti. Uno di questi ultimi, Sir Kupisz dalla Polonia, decide di castigare la baldanzosa retroguardia etnea raccogliendo un cross a velocità lumaca e siglando il sorpasso veneto (minuto 53). Tutto ciò, e diremo anche finalmente, scuote la banda di Marcolin e ci provano nell’ordine Castro al 57′ (sprecone tutto solo davanti a Pierobon), Maniero al 73′ (palla deviata in corner) e Sauro al 74′ (colpo di testa facile per Pierobon). Sicché, all’83’, Maniero viene affossato in area e per l’arbitro Gavillucci di Latina è rigore: dagli undici metri si presenta Calaiò che ristabilisce la parità, 2-2. Ma non è finita qui! Infatti ancor Sir Kupisz scodella in mezzo per uno stanco, ma non troppo, Stanco che, curvando lievemente il capo, firma il 2-3 sotto gli occhi di un “Angelo Massimino” intorpidito dallo sdegno.
Finisce così, col Cittadella che va a salutare i suoi 8 tifosi localizzati nel settore ospiti e si porta a casa un insperato bottino pieno. Sandali e asciugamano sulle spalle per molti dei bagnanti “giocatori” rossazzurri, qualcuno palesemente con la valigia pronta. Venerdì prossimo si vola a Carpi, paradosso del millennio, per un punto che significherebbe salvezza matematica. Ohibò! Se famo du spaghi?
Pietro Santonocito
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