CATANIA, DIFENDERSI NON SERVE QUANDO DEVI SEGNARE
Due facce della stessa medaglia: da un lato miglior difesa dei professionisti con sole 9 reti al passivo; dall’altro, un attacco sterile e inconcludente, a tratti inesistente. Un leitmotiv che continua ad accompagnare la stagione del Catania. Un romanzo in chiaroscuro dove l’ultimo capitolo, rappresentato dal tonfo sul campo della Virtus Francavilla, è all’unanimità riconosciuto come il momento più basso in assoluto.
Risulta razionalmente inspiegabile come una squadra dal potenziale offensivo dei rossazzurri, nonostante una superiorità numerica protrattasi per più di metà match, si sia rivelata praticamente incapace di creare una palla gol degna di nota. Le rete subita negli ultimi scampoli di partita, che ha decretato la clamorosa sconfitta, ha il sapore – certamente amaro – di un segnale di pericolo per una situazione divenuta sempre più preoccupante e su cui, pertanto, bisogna intervenire con estrema celerità.
Quello a cui si è assistito in terra pugliese, infatti, è solo l’ultimo atto di un film già visto. Il Catania fa enorme fatica contro le cosiddette “provinciali” del campionato. Compagini che, consapevoli della loro inferiorità sul piano tecnico, impostano una gara tutta corsa e agonismo, tessendo una ragnatela davanti il proprio estremo difensore. È proprio in tale contesto che gli uomini di Rigoli si rivelano incapaci di sfondare, con una manovra prevedibile e farraginosa. A differenza di quanto accade contro le cosiddette “grandi” che, con i loro atteggiamenti spregiudicati, lasciano spazi prontamente sfruttati dagli attaccanti rossazzurri. Ma è dato di fatto che nel calcio nostrano – e soprattutto in terza serie – le stagioni vincenti si costruiscono in primis proprio ottenendo il massimo con le “piccole”.
Pino Rigoli, pertanto, non ha ancora adempiuto al compito di trovare l’antidoto avvezzo a sopperire a tale deficit, sia da un punto di vista strettamente tattico, sia su un aspetto prettamente mentale e caratteriale. Perché avere la miglior difesa dei professionisti, in questo caso, non basta.
Antonio Longo
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