LA STORIA DEL “VECIO” BEARZOT

Tra i quaranta giocatori, poi divenuti cinquanta, che verranno raffigurati all’esterno delle mura dello stadio “Angelo Massimino” non può che spiccare un nome su tutti, quello di Enzo Bearzot, soprannominato “Il Vecio”.

Senza nulla togliere agli altri calciatori che hanno trovato un posto nella memoria storica della Catania calcistica, “Il Vecio” ha rappresentato e rappresenta tutt’ora una forza ed un prestigio che solo i grandi di questo sport ci sanno regalare.

Enzo Bearzot, friulano di nascita, naso da pugile e pipa da Sherlock Holmes, è stato uno dei personaggi più influenti del calcio italiano. Mediano vecchio stampo, efficace e risoluto nei contrasti con grandi doti da leader, ha militato in diverse squadre di serie A e B,  dalla Pro Gorizia all’Inter, passando dal 1951 al 1954 al Catania, prima di consegnarsi definitivamente alla storia del vecchio Toro. Nella stagione 1953/1954 Bearzot è stato uno dei grandi protagonisti della prima storica promozione del Catania in Serie A che, insieme a capitan Fusco e all’eccellente portiere Seveso, anch’egli eletto tra i quaranta giocatori raffigurati nel murales, regalerà la prima grande gioia ai sostenitori rossazzurri. A dire il vero la squadra etnea sfiorò già nella stagione precedente la promozione nella massima serie, ma fu poi sconfitta dal Legnano, così Bearzot e compagni si impegnarono nel campionato successivo a portare il Catania in Seria A, missione compiuta con addirittura una partita di anticipo prima della fine del campionato. Ma il destino per il virgulto mediano etneo è già segnato, gli dei del calcio gli assegneranno un posto tra i grandi e così, dopo la storica promozione in A, lascerà la casacca rossazzurra per approdare al Torino.

Il resto ce lo ha raccontato la storia. Due campionati di Serie B vinti con Catania e Torino, ma soprattutto un’importante carriera nelle vesti di allenatore, dove grazie alla sua stretta collaborazione con Nereo Rocco, storico allenatore granata, apprese i segreti del mestiere conquistando nel 1982 il mondiale disputatosi in Spagna.  Agli occhi degli italiani rimarrà per sempre l’allenatorie di Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea, Bergomi, Oriali, Tardelli e del discutissimo Paolo Rossi, ma le 104 panchine in azzurro, record tutt’ora imbattuto, siamo sicuri siano state frutto di un’esperienza calcistica completa, in cui Catania ha contribuito certamente nel processo di crescita di uno dei più importanti personaggi dello sport italiano.

Adriano Nicosia

 

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