ROSARIO BUCOLO: IL SALVATORE DEL CENTROCAMPO
Rosario Bucolo, nato a Catania il 7 ottobre 1988, ha realizzato il sogno di tutti i giovani catanesi che siano mai entrati allo stadio “Angelo Massimino” per sostenere la squadra della propria città: scendere dagli spalti per calcare quel rettangolo verde, teatro dei momenti più belli che un tifoso rossazzurro possa ricordare.
Tutto ciò è accaduto a coronamento di una lunga carriera piena di gavetta, tra le varie categorie inferiori del calcio italiano, che lo ha portato ad incontrare molte realtà siciliane, ma non solo. Il mediano rossazzurro, prima di tornare a casa, ha vagabondato per il paese passando da Gela, Catanzaro, Messina, Reggio, Milazzo, Padova e Martina Franca; alla conclusione di questo lunghissimo viaggio, prima della stagione attualmente in corso, è finalmente riuscito a coronare il sogno di vestire la maglia del Catania. La situazione non è stata, come sappiamo, delle più facili, data la grossa penalizzazione che colpisce la società di Antonino Pulvirenti, in seguito ai fatti che tutti i sostenitori etnei conoscono perfettamente; tutta la squadra ne ha abbastanza sofferto, non riuscendo ad inanellare una serie di vittorie, che avrebbero consentito di superare le difficoltà.
Nonostante ciò, Bucolo è stato sempre tra quelli che, anche a parere della critica meno indulgente, ha dato il 100% in campo, insieme all’altro membro della rosa nato ai piedi del vulcano, Di Grazia. Come sempre nel corso della sua carriera, infatti, Bucolo si è evidenziato per le sue indubbie capacità di interdizione e spirito di sacrificio che, sommate alla sua indiscussa esperienza in Lega Pro, sono state tra le note positive dell’inizio di stagione; inoltre, con l’aggiunta in squadra di un giocatore come Mazzarani, il mediano catanese è diventato ancor più indispensabile, poiché capace di coprire le avanzate dello stesso Mazzarani e di capitan Biagianti; i due hanno dimostrato sin da subito di “parlare la stessa lingua” e di essere in grado di dare quella tecnica e quei tempi di gioco che erano tanto mancati nelle prime uscite alla squadra di mister Rigoli, ma entrambi hanno nella fase difensiva, chi per caratteristiche naturali, chi per un’evoluzione dovuta all’età, dei deficit in fase difensiva e nel recupero palla.
In questo Bucolo si è sempre dimostrato puntuale e inappuntabile, tanto da farsi perdonare le sue difficoltà, invece, nella verticalizzazione immediata. Il numero 4 del Catania è così entrato nelle grazie del suo popolo, proprio per essere simbolo di quella continuità che non deve mancare al resto del gruppo. Difficilmente lo si nota alla prima volta che lo si vede in campo, non è un fantasista che ruba gli occhi, ma dopo diverse partite ci si rende conto di come non vada mai sotto la sufficienza e di quanto il suo lavoro oscuro sia indispensabile per la causa, anche, se non soprattutto, nelle gare più difficili.
Insomma, per citare Ligabue, una vita da mediano, lavorando come Oriali (per chi ricorda il centrocampista campione del mondo con la nazionale italiana nel 1982), sognando l’agognata promozione, indispensabile tanto per le casse societarie, quanto per riportare il Calcio Catania dove merita di stare.
Claudio Maggio