RIFORMA DEI CAMPIONATI: SÍ, MA QUANDO?
Tutti la chiedono. Tutti la vogliono. In primis il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, fresco di rielezione. La tanto agognata riforma dei campionati potrebbe essere giunta ad uno snodo cruciale.
La pandemia, infatti, non ha fatto altro che acuire l’esigenza di un nuovo equilibrio all’interno del calcio italiano. La parola chiave sarà sicuramente “sostenibilità”, un termine per la verità piuttosto abusato negli ultimi tempi, ma che rende bene l’idea della necessità di abbattere i costi e ottimizzare le entrate. In particolare, le modifiche più eclatanti dovrebbero riguardare la Serie B e la Serie C. L’ipotesi maggiormente paventata è l’introduzione di una serie B2 composta da 20 squadre. Un campionato intermediario tra l’attuale Serie B e Serie C. Quest’ultima, invece, verrebbe declassata a categoria semiprofessionistica: una sorta di zona cuscinetto in mezzo tra professionismo e dilettantismo, utile per ammortizzare i costi e rendere meno brusco il salto da un mondo all’altro. Da capire, in questo caso, il numero delle compagini (e quindi dei gironi) che andrebbero a comporre la Serie C.
Se è vero, com’è vero, che la riforma rappresenta una delle priorità di Gravina, rimane il dubbio sulla tempistica. Qualora, infatti, il cambiamento dovesse entrare in vigore già dalla prossima stagione, notevole importanza avrebbero le posizioni finali nell’attuale regolar season, soprattutto in Serie C. Diverso il discorso se si optasse per rimodulare i campionati a partire dalla stagione 2022/2023.
Resta tuttavia un dato di fatto che l’emergenza Covid sta mettendo a durissima prova le casse dei club di Lega Pro. Le entrate derivanti dai botteghini sono state azzerate. Le sponsorizzazioni notevolmente ridotte. Gli introiti provenienti dai diritti Tv sono solo una goccia nell’oceano, chiaramente insufficiente per sopperire alle ingenti spese, comprese quelle necessarie per rispettare le norme anti-covid . La speranza, pertanto, è uscire fuori dall’emergenza nel più breve tempo possibile. Ma non potrà bastare senza un piano strutturale di rilancio del quale la riforma è elemento imprescindibile.
Antonio Longo