PULVIRENTI, QUEL “NON SO SPIEGARMI PERCHÉ…”
Ventiquattro ore dopo il ritorno di Pulvirenti davanti alle telecamere, giunge il momento di riflettere a freddo su ciò che è stata la conferenza di ieri. Ebbene sì, la piazza si divide in due categorie: chi lo perdona e chi invece continuerà a non farlo. Nel frattempo, però, vi è chi si aggrega ad una terza (sotto)categoria, cioè coloro che rinviano il proprio responso al campo, unico vero giudice imperante delle sorti del Catania.
Ma per comprendere appieno le posizioni della piazza, forse è meglio tornare a pensare, per un solo momento, a ciò che è stato ed a quelle risposte che, probabilmente, avrebbero richiesto di essere esplicate con più chiarezza.
Ciò che ha destato maggior scetticismo sono i più o meno continui “non so spiegarmi perché…” del patron rossazzurro, perché va bene chiedere scusa, atto semplicemente dovuto, ma per essere veramente consapevoli degli errori commessi bisognerebbe anche parlarne razionalmente.
Pulvirenti si era illuso che l’approdo di Cosentino potesse aprire al Catania le porte di un nuovo mondo. Beh, forse aveva ragione nelle intenzioni, ma non crediamo che si aspettasse che queste porte potessero essere quelle della Serie C.
Battute amare a parte, c’è da dire che la dichiarata volontà di confermare l’argentino per il terzo anno di fila, qualora non fosse scoppiato alcuno scandalo, fa pensare che Pulvirenti capisse ancora ben poco della situazione disastrosa in cui si era cacciato o, peggio ancora, fosse comunque soddisfatto dell’operato dell’allora AD rossazzurro.
Invece le cose sono andate in maniera completamente diversa. Nino Pulvirenti ha tentato di comprare alcune partite per salvare il Catania da una possibile retrocessione in terza serie, sfociando così nell’illecito. Ecco allora che viene da domandarsi: perché arrivare ad un atto così sbagliato e disperato allo stesso tempo, quando vi era la possibilità di rinsavire prima? Perché non allontanare Cosentino, ma soprattutto perché confermargli la fiducia dopo una retrocessione dalla Serie A alla Serie B, ampiamente legittimata dai propri demeriti sportivi? A distanza di anni ci si chiede il motivo per cui il patron avesse continuato a fare sbagliare quell’uomo senza nemmeno arginare le conseguenze dei suoi scellerati errori, anzi rinchiudendosi fra le mura di Torre del Grifo e tagliando i rapporti con tutto il resto della piazza. Sicuramente sarebbe stato più giusto confrontarsi almeno con la stampa, l’unica figura che potesse esserle complice e che avrebbe sicuramente risposto presente ad una sua richiesta d’aiuto.
Ma Pulvirenti, evidentemente, non era in grado di ragionare con lucidità e, a giudicare dalle scuse di ieri verso la tifoseria, neanche questa può essere stata la causa delle sue malefatte calcistiche, nonostante dapprima fosse stata accusata dallo stesso di essere responsabile di quelle pressioni che poi lo portarono a compiere degli errori che, purtroppo, rimarranno impressi nelle pagine di storia del club etneo. È logico chiedersi allora che cosa gli fosse scattato in mente in quel momento per giungere a delle dichiarazioni così nette e pesanti.
Ma guardando la realtà dei fatti, forse sono delle risposte che lasciano spazio al tempo. Pulvirenti ha deciso di ritornare sui suoi passi e di rilanciare il progetto Catania, lo stesso che aveva realizzato grazie alla fondamentale gestione di Pietro Lo Monaco e che, in pochi mesi, ha distrutto con le sue stesse mani. Ma il direttore è tornato più di un anno fa ed ha salvato il Catania dal pericolo di un fallimento quasi certo. Adesso le prospettive cambiano, perché non si parlerà più di vendita societaria, ma solamente del nuovo capitolo di Pulvirenti con il Catania.
Gli scherzi del destino a volte sono proprio strani. Al solo pensare che lo stesso imprenditore avesse dichiarato, appena due anni fa, di aver chiuso definitivamente col calcio, fa specie sentire che la sua volontà attuale sia quella di tornare ad essere il presidente di quella squadra che dapprima era riuscito a portare meravigliosamente in alto per poi farla capitolare clamorosamente in basso.
Sarebbe giunto il momento di accantonare per un po’ tutta questa storia, perché dopo anni tumultuosi ed avari di soddisfazioni, sarà sicuramente cosa buona e giusta dare attenzione al campo. Tutti sanno quale debba essere il finale: il Catania deve vincere.
Federico Fasone