PANCARO? BASTA!
Manovre prevedibili, gioco monotono, possesso palla sterile. Sono queste le caratteristiche principali del Catania degli ultimi tempi.
Una partita senza testa, senza cuore, senza gamba. La peggiore stagionale e una delle peggiori in assoluto negli ultimi anni. Una gara che non può non far riflettere dettagliatamente sul reale valore dell’organico e sull’efficacia del tecnico cui è stato affidato. Quella di Ischia, doveva essere la gara della svolta, una partita da giocare nelle migliori condizioni tecniche e psicologiche possibili: contro un avversario inferiore, fra i peggiori della categoria numeri alla mano; in un campo privo di alcuna pressione ambientale.
Invece ne è venuto fuori un disastro vergognoso, in cui i ragazzi volenterosi dell’Ischia hanno messo alle corde il ben più quotato Catania. Se la squadra del girone di ritorno sarà questa, anche la salvezza senza play-out, obiettivo minimo considerato l’organico a disposizione di Pancaro, potrebbe diventare impresa ardua. Gli etnei dovevano dare un segnale di “mutato atteggiamento” nei match in trasferta e, contestualmente, abbandonare definitivamente la zona pericolo. Invece, vi è ripiombata pesantemente generando disgusto e rabbia tra i tifosi.
Naturale che dopo uno scivolone del genere salga sul banco degli imputati anche e soprattutto il tecnico Pancaro, fino ad ora sempre dispensato da critiche. Anche perché adesso emerge un dato importante: ad inizio campionato, tutti si facevano forza del “però senza penalizzazione saremmo secondi, primi, terzi in classifica…” Ebbene, ad oggi, il Catania senza i punti di penalizzazione, non raggiungerebbe nemmeno l’obiettivo dei play off. Inaccettabile!
La verità è che questa squadra conosce solo una trama di gioco e mette in scena sempre la stessa manovra, in modo presuntuoso, al di là dell’avversario di turno. Il problema é che ormai tutti sanno come si schiera il Catania, che movimenti fa e come può essere agevolmente limitato. Non esiste, di contro, una seconda idea di gioco, una manovra diversa, anche se nominalmente si cambia modulo. Anche in questo caso, in modo monotono, Pancaro quando deve sbloccare la gara passa dal 4-3-3 al 4-2-3-1, con Calil che arretra il proprio raggio d’azione solitamente alle spalle di Plasmati. Sabato, invece, è stato Lupoli a prendere il posto del “gigante di Matera”. Interpreti diversi, moduli diversi, ma la sostanza non cambia se si sbaglia l’approccio alla partita, se “non ci siamo con la testa”, leitmotiv costante che attanaglia le sorti rossazzurre. L’anno scorso era stato un altro capitano ed un altro numero 9, Emanuele Calaiò, a pronunciare queste parole dopo la disastrosa sconfitta a Chiavari contro l’Entella. Crocevia importante della scorsa stagione, che probabilmente rispecchia l’attuale stato della squadra.
Stavolta, è stato Calil che a fine gara ha fatto “mea culpa”, ripetendo le stesse parole. In ogni caso, il problema principale del Catania rimane la mediana, reparto che l’allenatore non è riuscito finora ad amalgamare e della cui mancanza di idee risente tutta la squadra. Bisogna risolvere il “nodo” Castiglia, sperando che siano passati i problemi fisici. Da rivedere il giovane Pessina, che però non ha fatto molto male. Senza Scarsella e Russo, il tecnico adesso potrà contare solo su Agazzi, Musacci e Di Cecco.
Una squadra che va per linee orizzontali, verticalizza raramente e attacca solo da un lato, il sinistro, dove giostrano gli unici giocatori di “gamba” Nunzella e, a sprazzi, Falcone.
Così, tra i tifosi iniziano ad aleggiare i primi interrogativi. E ci si interroga: l’allenatore è in grado di concludere il campionato salvando il Catania? Tutti gli elementi vanno a suo sfavore e se la situazione non dovesse cambiare, allora sarebbe il momento di “togliere il disturbo”…
Marco Zappalà
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