PANCARO, ADESSO SISTEMA QUESTO CENTROCAMPO

A stomaco pieno si ragiona meglio. Dopo aver conquistato 3 punti fondamentali , grazie al 2-1 maturato al “Massimino” contro il Matera, è tempo di analizzare luci ed ombre della prestazione messa in mostra dalla formazione allenata da mister Giuseppe Pancaro.

Un test che ha ancora una volta palesato punti di forza e debolezze dei rossazzurri. E se i reparti di difesa e attacco sembrano aver trovato la giusta quadratura del cerchio – da sottolineare in particolare il ritorno al gol di Calil – a tenere banco è ancora la questione centrocampo. Una zona dove, invece, lo scacchiere etneo continua a manifestare non poche difficoltà in fase di costruzione. In particolare, nella gara contro il Matera, è ancora una volta venuta a galla l’incongruenza tra Musacci e Agazzi, incapaci insieme di imprimere armonia alla manovra. Non a caso l’uscita dal campo di Musacci, sostituito da Calderini, ha rappresentato la chiave di svolta della partita. Da quel momento il Catania ha iniziato a macinare gioco e palle gol prontamente sfruttate dal duo Calil-Falcone.

Dall’analisi del reparto mediano, non sfugge la prestazione di Di Cecco. Un elemento che, seppur a corrente alternata, si sta rivelando prezioso per lo scacchiere rossazzurro; capace di garantire equilibrio e non disegnare qualche imprevedibile inserimento offensivo come nel caso del gol del 2-0, trasformato in rete da Falcone. Da valutare, invece, in chiave futura, l’apporto che potranno dare il giovane Pessina e l’ultimo acquisto a centrocampo, Francesco Bombagi. Due prospetti che, senza essere caricati di eccessive responsabilità, potrebbero innalzare il tasso tecnico del centrocampo, soprattutto nella fase di raccordo con il reparto offensivo. Da non dimenticare la permanenza quasi a sorpresa di Castiglia, del quale tutti i tifosi auspicano il recupero fisico, ma soprattutto morale.

A mister Pancaro, pertanto, il compito di trovare la formula per far esplodere del tutto il potenziale dei suoi, per certi versi forse ancora rimasto latente.

Antonio Longo

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