“E IO PAGO”

La storia si ripete. Come quasi sempre accaduto nei mesi di febbraio/marzo da sei stagioni a questa parte, il Catania va in crisi di identità, energie e risultati. E il primo a pagare, secondo la dura legge del pallone, è l’allenatore. Giuseppe Raffaele da questa mattina non è più il tecnico della formazione rossazzurra. Fatale per lui la sconfitta di ieri contro la Turris, che chiude un ciclo di 8 partite caratterizzate da una vittoria, tre pareggi e quattro sconfitte. Certo, il Catania visto ieri in Campania è troppo brutto per essere vero. Squadra impallata, poco reattiva, sempre in ritardo rispetto all’avversario. Squadra senza idee e qualità.

Resta, tuttavia, la legittima riflessione su quante siano effettivamente le responsabilità di Raffaele. Se è vero che l’involuzione dell’ultimo mese gli attribuisce quantomeno un concorso di colpa, altrettanto innegabile é che attualmente il Catania si trova al settimo posto in classifica, ancora in lotta per una discreta posizione in prospettiva playoff. D’altra parte, questo si chiedeva a Raffaele: una buona collocazione per provare ad essere la mina vagante nella lotteria dei playoff. Niente di scontato per una rosa costruita in poco tempo la scorsa estate, senza spese folli, in un campionato arduo come la Serie C girone C. Non irrilevante, inoltre, la riflessione sul mercato di gennaio. Non si può omettere che le cessioni di Pecorino e Biondi abbiano in parte scalfito l’impianto tattico costruito durante il girone di andata. Gli arrivi di alcuni suoi fedelissimi, di contro, non sembrano ancora essersi adattati al meglio. Da contestualizzare, poi, la surreale rassegna di infortuni che ha letteralmente decimato la squadra nell’ultimo periodo. Defezioni di uomini chiave, che hanno impedito al tecnico ex Potenza di trovare la quadra e imprimere una definita identità tattica, probabilmente improntata sul 3-4-3 con l’estro di Russotto e Piccolo a dare il quid in più.

Al nuovo tecnico Baldini l’onore e soprattutto l’onere di rivitalizzare squadra e ambiente dall’attuale depressione. Uno stato emotivo non additabile solo all’ultimo periodo, ma frutto di anni e anni di vicissitudini, per usare un eufemismo. Aspettando tempi migliori. Aspettando prospettive migliori.

Antonio Longo

Foto: calciocatania.it

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