CATANIA, NON AVER PAURA DI TIRARE UN CALCIO DI RIGORE

Non aver paura di tirare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore“. Recita così un estratto di un celebre brano di Francesco De Gregori.

Un “monito” a quanto pare non pienamente condiviso in casa Catania. Tanti, troppi gli errori dal dischetto nelle recenti uscite, e non solo. Punti preziosi in alcuni casi lasciati per strada, in un campionato – la Lega Pro – dove spesso sono proprio gli episodi a fare la differenza.

Questione psicologica o tecnica? Forse entrambe. Se l’errore di Pozzebon in quel di Messina – per fortuna ininfluente ai fini del risultato – potrebbe essere facilmente attribuibile ad un discorso di natura mentale, considerando che fino a gennaio il centravanti era un beniamino della tifoseria giallorossa, rimane qualche dubbio sulla reale presenza in rosa di uno specialista dal dischetto.

Mazzarani è e resta il tiratore ufficiale, ma le due ultime defaillance dagli undici metri, rispettivamente contro Fidelis Andria e Akragas, sembrano aver posto qualche dubbio sulla sua predisposizione al tiro dagli undici metri, oltre ad aver pesato come un macigno sul suo stato di salute. Non a caso, negli ultimi tempi, il fantasista romano è apparso lontano parente di quello ammirato a cavallo tra autunno e inizio inverno.

Un problema non da poco, pertanto, per il tecnico Mario Petrone, che sta comunque dimostrando di saper ben lavorare sulla testa dei suoi uomini. La vittoria di Messina ne è un esempio tangibile. Ma il calcio insegna che sono proprio i dettagli a fare la differenza. E uno di questi è proprio l’efficacia dagli undici metri. E chissà che il trionfo sotto lo stretto non possa essere preludio per una svolta anche sotto questo punto di vista.

Antonio Longo

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