Catania, le pagelle della stagione
Conclusasi da pochi giorni la stagione calcistica, in casa Catania è tempo di tirare una linea di uguale e fare gli opportuni bilanci. Le prime decisioni vertono proprio sul rapporto “squadra-società”, con l’allontanamento del ds Delli Carri e il possibile arrivo alle falde dell’Etna di uno degli uomini simbolo della promozione in serie A, cioè Davide Baiocco. Aspettando buone nuove, noi di Catania Channel facciamo un passo indietro e valutiamo la stagione appena finita.
Squadra
Gli Argentini – voto 3: Non è ormai un mistero di come molte responsabilità sul fronte prettamente calcistico possano essere attribuite al fallimento della “colonia sudamericana” confermata quasi interamente ad inizio stagione. Su tutti, negativo l’impatto con la cadetteria per Peruzzi, Spolli, Rolin, Calello, Monzon, Almiron,Castro e, ultimo ma non per questo meno importante (in negativo), Leto. Mentre sui primi si possono trovare alcuni, frivoli quanto insignificanti, alibi dal punto di vista atletico, nulla si può giustificare all’ultimo, impalpabile per tutta la metà di stagione disputata e capace di fare la differenza…in difetto. E’ proprio lui ad incidere maggiormente sul primato della squadra rossazzurra quanto a “squadra più irruente” della serie B 2014-2015.
Il Centrocampo – voto 5: L’impostazione data ad inizio stagione, con l’emblematica scelta tra Lodi e Rinaudo intorno al quale costruire il cuore della squadra, non ha sortito gli effetti sperati. Si è scelto di puntare su un ottimo e pregiato incontrista di centrocampo come Rinaudo, sopravvalutandolo oltre misura e dandogli responsabilità che vanno oltre le sue caratteristiche personali, non perfettamente conformi a quelli di un metodista che sappia iniziare l’azione o dare profondità con lanci smarcanti verso i galoppanti corridori delle fasce (semmai ce ne siano stati). Da Gennaio in poi, con l’arrivo di Coppola, Sciaudone e del giovane Odjer la situazione è sicuramente migliorata, stabilizzando in maniera significativa un reparto davvero in evidente difficoltà di fronte alla corsa degli avversari in quella zona nevralgica del campo.
L’Attacco – voto 7,5: Il reparto che ha meglio reso per tutto l’arco della stagione. 59 gol totali (al pari col Carpi primo in classifica), con la coppia di attacco più prolifica d’Italia non sono roba solo per gli almanacchi, ma dati concreti coadiuvati dai 18 gol in stagione di Calaiò e i 6 gol in rossazzurro (altri 12 a Pescara) per Maniero, vero animale d’area di rigore e acquisto azzeccato in ottica futura. Saranno loro le certezze su cui ripartire. Una citazione per sacrificio e spirito di abnegazione deve essere fatta a Rosina, trascinatore della squadra per larghi tratti della stagione che lo ha visto ricoprire molte volte ruoli diversi dal suo, sempre con il medesimo apporto quantitativo e qualitativo. Finale in decrescendo per lui, figlio anche di un deficit muscolare “nascosto” che questo grande giocatore ha conservato tacitamente.
Società – Dirigenza – Staff atletico
Giampiero Ventrone – voto 0: Che dire, il male principale di quest’anno, senza mezzi termini. Un uomo di sport così blasonato non può nascondersi dietro un dito, come sempre ha fatto durante questa stagione, dando in pasto alla gente frasi del tipo “…vedrete che la nostra sarà una preparazione a lunga gittata“. Anche troppo, oseremmo dire noi, a questo punto! Per sua informazione, la gittata è la distanza che intercorre tra il punto di lancio dell’oggetto e quello in cui tocca il suolo, in un moto parabolico. Ecco, il suolo, come “a terra” era la preparazione atletica della squadra dall’inizio alla fine delle 42 partite. Se non fosse stato per il lavoro di scarico compiuto da Massimo Neri, molti dei nuovi arrivi di Gennaio avrebbero subito la stessa “maledizione” dei loro predecessori, cosa che stava per succedere, se vi ricordate bene. La gente di Catania merita uomini competenti in carne ed ossa, non di carta e fumo.
Massimo Neri – voto 7: Ha fatto decisamente il suo mestiere, dando la possibilità a molti degli acciaccati di recuperare almeno per il rush finale (vedi Martinho). Il suo merito è stato quello di preparare al meglio i giocatori “in salute” e organizzare un lavoro differenziato ad hoc per tutti coloro che erano al di sotto delle loro normali possibilità. Prevenire è meglio che curare, complimenti a lui.
Maurizio Pellegrino – voto 4: Troppo filo-societario in tutte le sue scelte. Dalla formazione in campo alle dichiarazioni verso i tifosi i quali, secondo lui, non avevano ragione di protestare. Lo ringraziamo per il lavoro svolto nel settore giovanile, dove si trova decisamente a suo agio, ma non lo abbiamo apprezzato in prima squadra dove si è dimostrato troppo esibizionista e poco concreto. Per qualcuno, le luci dei riflettori non fanno bene.
Giuseppe Sannino – voto 7: Un grande uomo, un grande professionista e una persona vera. C’è chi immagina il Catania rivoluzionato di Gennaio con, al timone, ancora il caro, buon Beppe. Sicuramente pochi sarebbero stati i cali di tensione di questa squadra e probabilmente non ci saremmo ridotti a dover elemosinare un punto per la salvezza a Carpi. Sfido io chiunque abbia mai allenato una squadra di calcio a dover giocare con 8-9/11 ragazzi della Primavera (seppur parecchio valorosi): impresa titanica! Il suo valore, però, oltre in panchina, lo ha dimostrato fuori dal campo cercando di dire sempre la verità ed evitando fraintendimenti alcuni. I suoi “richiami all’attenzione” verso Pulvirenti in occasione della famigerata disputa sul tema “porte chiuse a Torre del Grifo” o le emblematiche parole atte a “…non parlare di serie A” per “…non vendere fumo“, sono la dimostrazione di quanto la sua onestà e competenza calcistica lo preceda in fama. Questa è gente che può far solo bene al calcio e averlo cacciato è stato l’ultimo grande errore che Pulvirenti & co. abbiano potuto compiere.
Dario Marcolin – voto 5: Ebbene sì, cinque è il voto come cinque sono state le vittorie consecutive che il Catania ha conquistato con la sua guida. In generale, non c’è piaciuto nel modo di mettere in campo la squadra, quasi sempre sperimentale e poche volte con una certa logica. Da discutere, molto spesso, le sue scelte, come il togliere tassativamente dal campo Maniero intorno al 60′ di gioco (a meno che sia una forma di scaramanzia che non conosciamo), come in casa contro il Livorno (minuto 68′ in quell’occasione) regalando l’inerzia della partita ai labronici che raggiunsero (meritatamente) il pareggio al 97′. Lì, di fatto, i rossazzurri smisero di credere all’obiettivo minimo di questa stagione (i play-off) e non seppero mantenere la giusta concentrazione per concludere il campionato nella maniera meno traumatica possibile. In quella occasione, il nostro caro allenatore non ha avuto il polso per riprendere all’attenzione gente già in vacanza… e ringraziamo il (baby) Carpi che non ha voluto infierire oltre misura.
Delli Carri – voto 6,5: Gran parte del merito per aver raddrizzato una barca alla deriva è proprio il suo. Insieme al grande lavoro di Massimo Neri, sono arrivati fior di giocatori a Gennaio come Mazzotta, Ceccarelli, Schiavi, Belmonte, Del Prete, Coppola, Sciaudone, Maniero e Odjer su tutti. Un po’ “lontano” dai microfoni, ma il suo lavoro è stato provvidenziale. Adesso, il suo futuro è lontano da Catania, dopo la rescissione consensuale del contratto per motivi ancora misteriosi.
Pulvirenti e Cosentino – voto 0: Ahhh… dicevano le mamme di una volta: “Non frequentare i ragazzacci altrimenti lo diventi pure tu”, mai niente di più vero. Qui, però, non si parla soltanto di cattive amicizie, ma di incompetenza allucinante. La presunzione è diventata un marchio di fabbrica della “Pulvirenti – Cosentino corporation“, cominciando con il riproporre il blocco argentino degli anni precedenti, senza motivazione né voglia di rimettersi in gioco, passando per la goffa figuraccia della vicenda “Sannino – Ventrone“, finendo con il “Silenzio degli Ignoranti“, un film visto e rivisto troppe volte durante questa stagione. Alle volte è necessario tacere per isolarsi e concentrare le forze psico-fisiche verso un obiettivo importante, ma, come si dice dalle nostre parti, “u supecchiu è comu i mancanti” e il non tacere non fa altro che alimentare le malelingue (in continuo aumento), il malcontento e il disamore generale dei tifosi in generale. In verità, però, Catania e i catanesi sono un caso a parte…
…i tifosi catanesi (quelli veri) – voto ∞: Una prova di grande amore incondizionato la loro, condita anche di una buona dose di masochismo incallito. Si può solo immaginare cosa significhi per certi tifosi andare allo stadio a vedere un Leto che passeggia in campo e si fa espellere per proteste, o un Escalante che non azzecca un passaggio. Per non parlare dell’ harakiri in casa contro il Cittadella, una partita in cui bastava semplicemente pareggiare per non far ansimare ancora i tifosi all’ultima giornata contro il Carpi. E’ stata una stagione troppo intensa di emozioni per le coronarie di questa gente. Eppure, dopo l’incontro con una sparuta minoranza di giocatori del Catania, loro la promessa l’hanno mantenuta: INSIEME FINO ALLA FINE, così è stato e così per sempre sarà.
Pietro Santonocito
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