“AGONISMO” E “RISULTATO”: DUE TERMINI SCONOSCIUTI
Il calcio è uno degli innumerevoli sport esistenti al mondo, un qualcosa dove attraverso l’attività agonistica si compete con degli avversari determinando un risultato. È nella stessa definizione di “sport” che si ricavano due parole importanti, cioè “agonismo” e “risultato“. Circa il primo, chi ha assistito alla partita Catania-Viterbese potrebbe beatamente andare da chi ha affiancato tale termine alla nozione propria di “sport” e maledirlo fino alla terza generazione, o addirittura un ipotetico marziano appena giunto sulla Terra che si fosse trovato per la prima volta ad assistere ad una competizione sportiva, magari poi ci avrebbe riso in faccia una volta spiegatagli pure la definizione di “agonismo“.
Preoccupano le parole di Lodi nel dopo gara, perchè nonostante abbia detto quello che ormai quasi tutti pensano, un conto è che siano i tifosi ad avere tale percezione ed altra roba è un’aperta dichiarazione di un pilastro della formazione rossazzurra: tutti sanno che Catania sia una piazza grande, grandissima e per alcuni enorme, e che – come ha precisato Lodi – il cuore catanese batte all’unisono con quello della squadra, perché la vive sette giorni la settimana per il semplice fatto che i giorni siano appunto sette e se fossero stati 41 alla settimana, il catanese li avrebbe vissuti tutti e 41 col Catania Calcio. Tutto ciò metterebbe un certo senso extra di pressione a chi non è abituato a conviverci oltre i 90′ della partita, e può anche essere vero, anche comprensibile, ma che non sia assolutamente un alibi quando tanti giocatori si sono lasciati andare a nervosismi inutili ed eccessivi, litigi in campo assolutamente evitabili ed al limite dello stucchevole, mentre dagli spalti migliaia di tifosi rischiano di veder infrangere ancora una volta la possibilità di lasciare questa infernale categoria, che appunto non ha nulla a che vedere con la città e la piazza di Catania.
E così ci si ricollega al secondo dei significati di sport: il risultato. Se per definizione esso rappresenta la vittoria o la sconfitta, e come tale va in ogni caso accettato, va distinto se la sconfitta porti con sé il “perdere” i soli punti ai fini della classifica – già di per sé grave in un momento clou della stagione – o comporti il perdere anche altre cose. La giornata di mercoledì porta via tante cose e, forse, oltre a compromettere pesantemente la corsa alla promozione diretta (di per sè già dura), un posto fra le prime tre e soprattutto il morale per ripartire, porta via una cosa che non dovrebbe essere mai persa, cioè la faccia.
Come reagire adesso? Se la tifoseria è il cuore della piazza etnea, occorre una testa razionale e ferma che conduca il braccio al posto giusto. E se proprio il tifoso è colui il quale vive la cosa più passionalmente e meno razionalmente possibile, se in campo si ci trova ad assistere ad atteggiamenti più deleteri che inutili, allora bisogna porsi alcune precise domande: chi, da dove e per quale scopo è possibile ripartire?
In verità ci si trova ancora una volta al punto di partenza, poichè all’arrivo di Novellino in tanti sostenevano di proiettarsi senza illusioni alla lotteria dei play-off, mantenendo i piedi per terra ben saldi. Una serie di circostanze come le due grandi vittorie di Catanzaro e quella casalinga con la Juve Stabia hanno rilanciato ed acceso gli entusiasmi e la squadra verso la possibilità di gettarsi all’arrembaggio a giocarsela anche per il campionato, spenti poi da due belle docce fredde chiamate Reggina e Viterbese.
Bene, si è nuovamente allo stesso punto in cui ci si diceva di puntare tutto sui play-off, con la sola differenza che il clima ad oggi sia decisamente divenuto incandescente e teso. Si è anche parlato tanto di rispetto dei ruoli e di rispettive funzioni e di certo quello di gestire la squadra non appartiene ai tifosi o alla stampa: ognuno col suo, c’è da fare tanto e tanto ci si aspetta dal Catania, in tutte e cinque la famigerate componenti di cui ebbe a dire Pietro Lo Monaco, da qui fino a giugno.
(Fonte foto: calciocatania.it)
Gabriele Di Mauro