A MAI PIÙ, 2015!
Un anno nefasto, da dimenticare, uno di quelli da prendere in mano, appallottolarlo e magari fare canestro nel cestino. Eppure, il 2015 del Catania in pochi riusciranno a dimenticarlo. Doveva essere l’anno del #ripartiAmo, di una pronta risalita nella massima serie, per cancellare subito quella maledetta retrocessione della stagione precedente. Il gol di Bergessio che sanciva una vittoria dal sapore di sconfitta, però, è stato solo l’inizio della parabola ascendente del Catania.
I rossazzurri, infatti, si sono portati dietro le scorie di quella retrocessione. La squadra era partita male in Serie B, relegata in zona retrocessione fino al gennaio 2015 per l’appunto. L’esigenza di ripartire, stavolta davvero, diventava sempre più schiacciante. Gli addetti ai lavori così operarono delle modifiche. Dall’allenatore Dario Marcolin, ai giocatori titolari: tutti nuovi oltre ai confermatissimi Rosina e Calaiò. Così arrivarono subito le vittorie contro Pro Vercelli e Perugia, fulminee nel cancellare il sonoro 3-0 di Lanciano.
Sì, i rossazzurri sono tornati. Corrono, vincono, brillano. Ma ci pensa subito la sconfitta di Pescara a spegnere ogni possibile illusione di una pronta guarigione: Sansovini spacca la porta di Gillet all’ultimo secondo.
Il male del Catania è ancora lì, non va più via. Nelle partite seguenti i ragazzi battono di nuovo la fiacca, così ne fa le spese il preparatore atletico Ventrone – l’avessero mandato via prima – ed il Catania si affida alle cure di Neri, fidato uomo di Capello. Ma l’emblema del “disastro Catania” giunge con la sconfitta di Chiavari.
Da lì, però, arriva l’inversione di tendenza ed con essa pure i risultati: 5 vittorie di fila. Il sogno play-off adesso è possibile, bisogna solo continuare a volare. Si va a Bologna, proprio dove quasi un anno prima si era pianto per quel gol di Bergessio. Che stranezza, destini che s’incrociano se si pensa pure all’inzuccata di Rossini tanti anni prima.
Il sogno, però, si frantuma per l’ennesima volta: sconfitta secca per 2-0. Così si torna a Catania, vuoti dentro, certi che il campionato dell’anno dopo non cambierà, eppure la Serie B è così strana che bisogna stare attenti a quelle che stanno dietro, perciò qualcosa per cui combattere ancora c’è in fin dei conti.
Così il ghigno del destino assume un timbro forte, troppo fastidioso. All’ultima giornata, infatti, il Catania va a giocarsi la salvezza in casa del Carpi, neopromosso in Serie A, la stessa oggetto di proclami da parte del duo Pulvirenti – Cosentino. Solamente un punto per salvarsi e poi cala il sipario sulla stagione.
Nel mese di giugno è già tempo di programmare, anzi di riprogrammare. Così il Catania prende Marino. Sì, proprio l’allenatore che gli aveva ridato la Serie A nel 2006. Occhio ai giocatori quindi: da Di Gennaro a Melchiorri, passando per Brighenti, Fornasier e Zampano. Gente che conosce bene la categoria insomma, per non sbagliare come fatto già un anno prima. Però tutto va in rotoli.
È l’alba di martedì 23 giugno. Ancor prima che il gallo canti, sono le sirene della polizia a farsi sentire, dirette verso casa Pulvirenti per portarlo in questura. Presto, infatti, il suono delle sirene viene sostituito da quello dei treni. Purtroppo, però, non si tratta dei soliti vagoni che camminano su rotaie.
Prende il nome de “I treni del gol” l’inchiesta che si abbatte sul club etneo. Si scopre infatti che il presidente, in combutta con Cosentino e con il ds Delli Carri, aveva acquistato alcune partite del campionato conclusosi poco prima.
Un ciclone si abbatte sull’intera città. Ma soprattutto vi è incertezza riguardo il futuro della società. I tifosi, così, decidono di fare la voce grossa e di scendere in piazza, per dimostrare il loro dissenso a ciò che fosse successo, ma soprattutto per farsi forza in vista della certa condanna della loro squadra del cuore.
Il giorno del giudizio arriva in estate: Catania condannato alla retrocessione in Lega Pro con una penalizzazione che pesa come un macigno. Bisogna rifondare tutto, ma la proprietà non cambia. Pulvirenti si dimette dai suoi incarichi e la dirigenza viene composta da Bonanno, Pitino e Ferrigno. I tre fanno sforzi immani per formare una squadra che possa essere all’altezza della situazione. Il Catania viene affidato a Pippo Pancaro, uno che ha vinto in carriera e che deve orchestrare i suoi dalla panchina per poter rialzare la testa in fretta. Solamente a fine settembre il palcoscenico torna ad essere il rettangolo verde di gioco, stufi di quelle aule di tribunale così cupe ed estranee al divertimento che è in grado di regalare il gioco del calcio. I rossazzurri esordiscono a Matera, poi si dirigono a Monopoli, infine debuttano davanti ai propri tifosi contro l’Ischia. Nel giro di una settimana la penalizzazione é già stata azzerata. Col passare del tempo, però, i ragazzi di Pancaro soffrono una regressione psico-fisica non indifferente. A peggiorare la situazione ci pensa un’ulteriore penalizzazione dovuta al ritardo nei pagamenti della stagione precedente e la conferma della condanna dovuta a “I treni del gol”. Il Catania, così, resta relegato nei bassi fondi della classifica per il terzo Natale di fila. Stavolta, però, saluta il 2015 con una vittoria bella e convincente contro la Paganese.
È questo il film dell’anno solare del Catania. Inizia tutto con un 3-0, quello di Lanciano, quello che Dario Argento avrebbe rinominato “Profondo rossazzurro” se solo avesse visto la partita. Finisce, invece, con un altro 3-0, quello contro la modesta Paganese.
Una sconfitta ed una vittoria, un tonfo assordante ed un vento di speranza. Il 2015 rossazzurro è stato la continuazione dell’anno precedente. A dire il vero si pensava che il fondo si fosse già toccato nel 2014, ma pensandoci bene quel ciclo si è concluso nel peggiore dei modi l’anno seguente, con un finale che neanche il miglior tragediografo avrebbe potuto inventare. Adesso, però, si guarda al 2016 con buoni propositi e mille speranze. Bisognerà lasciare il passato alle spalle e guardare al presente per costruire il futuro. La città ha ammortizzato benissimo il colpo, sempre pronta a sostenere i propri colori. Tocca al Catania tornare ad essere grande.
A mai più, 2015!
Federico Fasone
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