BIAGIANTI PER SEMPRE

È un mattino bellissimo, col sole che brilla sul mare e il caldo che non ti vuole mollare. C’è una grande sala, volgi il capo verso destra e ti accorgi subito di Marco. “Ciao Capitano”, il pugnetto in segno di saluto e non aggiungi nemmeno una parola per la tensione che già si respira. Lui sta lì, in mezzo al palco, passeggia avanti e indietro, saluta gli invitati, si lascia andare a qualche battuta. Gironzola, nervosamente, con le mani in tasca e poi scrollandosi i fianchi. È un giorno difficile, pesante. Per tutti.

Poi arriva quel momento. Deve parlare, emozione a palla. Prende in mano una lettera, comincia a leggere. Sguardo intenso, occhi già lucidi. Voce tremolante, poi rotta dalla commozione. Parole che escono dal cuore, che scorrono come un brivido lungo la schiena di tutti i presenti. Si rimane lì, come impietriti. Marco dice cose fortissime e quasi si stenta a credere a cosa stia accadendo.

Il Capitano saluta e va via, decide di ritirarsi dal calcio a malincuore, senza però dimenticarsi di ringraziare, ruggendo come un leone ferito. Un guerriero che non vuole arrendersi in battaglia, nemmeno questa volta. Racconta le sue verità, si sfoga con chi l’ascolta, si sente il cuore strappato via con la forza. Non vorrebbe mai trovarsi in quella sala, anzi a dire il vero nessuno vorrebbe mai trovarsi in quel posto. Eppure tutto questo sta accadendo e si resta sempre più increduli.

Non esiste Catania senza Biagianti. Non una frase fatta, ma semplice, purissima verità. Il calciatore, il professionista, il Capitano, la persona, l’uomo. Tutto lì, condensato nel suo numero 27 bardato di rosso e di azzurro. Definizione di senso d’appartenenza: scrivi Catania e leggi Biagianti; scrivi Biagianti e leggi Catania. Punto.

Noi siamo cresciuti con te, Marco. Arrivati allo stadio, ti vedevamo in campo e ci sentivamo più sereni perché c’eri tu: la nostra certezza, il nostro simbolo, l’esempio che siamo sempre pronti a seguire nella nostra quotidianità. Da piccoli bambini ammiravamo un astro nascente del calcio. Perché non bisogna essere per forza campionissimi, ma basta essere uomini, ancor prima che atleti, e i fatti parleranno per te, com’è naturale che sia.

Il tuo volto pulito e la tua educazione dentro e fuori dal campo. Mai una parola fuori posto, preferendo sempre il silenzio dei Signori. Quante ne abbiamo vissute insieme a te, caro Marco. Di cotte e di crude, di vittorie e sconfitte, gloriose battaglie e tremende ingiustizie. Soltanto un filo conduttore: Biagianti sempre presente. Perché non può esserci devozione più assoluta, sacrificio per la propria gente, attaccamento più profondo. Siamo una comunità, tutti insieme, e tu ormai ne farai parte per l’eternità.

Ci mancherai, eccome se ci mancherai. A noi, quella “generazione Biagianti”, cresciuta con te, per sempre a te fedele proprio come te nei confronti della maglia rossazzurra. Oggi ci hai insegnato ad essere quel ragazzo che tu eri ieri: umile, infaticabile, estremamente consapevole. Desideriamo essere domani l’uomo che tu sei oggi: carismatico, assertivo, semplicemente immenso.

Con te se ne va un pezzo di storia, la nostra storia. Perché Marco Biagianti è indubbiamente questo, scusate se è poco. Ci hai trascinati come un vero condottiero e adesso ti riconosciamo come tale. “Buon compleanno Calcio Catania, ti amo e ti amerò per tutta la mia vita”. E noi ti saremo grati in eterno per quest’amore viscerale che provi per quei meravigliosi colori che fieramente hai portato indosso.

“Ama una maglia e falla tua per sempre”. L’ultima bandiera di un calcio che sentiamo nostro, fatto di sofferenza, agonismo e pure emozioni slegate ai risultati. Non c’è vittoria più bella che averti avuto come Capitano. Leader indiscusso innamorato della città che l’ha adottato come figlio di questa terra.

Perché 27 è infinito, Marco Biagianti è per sempre. Per tutta la vita, scolpito nei cuori rossazzurri.

Federico Fasone

Se ti è piaciuto, leggi anche:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *