LE PAROLE PESANO, IL CAMPO DI PIÙ

La comunicazione, scienza giovanissima nel suo studio e molto spesso svalutata e sbeffeggiata, purtroppo fa spesso la differenza, specie in situazioni di difficile gestione. Inevitabile, ad ormai pochissime giornate dalla fine e dopo una sconfitta casalinga contro la Viterbese che chiude, qualora ce ne fosse ancora bisogno, qualsiasi speranza di risollevare una stagione mai del tutto convincente neanche nei momenti migliori, iniziare a formulare un giudizio sul Catania formato 2018/2019. Dispiace anche doverlo fare, dato l’ormai vicino inizio dei play-off nei quali i rossazzurri si potrebbero giocare comunque la promozione, ma è inevitabile quando le dichiarazioni di inizio stagione sono roboanti e inequivocabili per quanto riguarda l’obiettivo stagionale.

Dobbiamo arrivare primi”, “Arriveremo davanti alla Juve Stabia” e molte altre dichiarazioni testuali di Pietro Lo Monaco, mandano oggi proprio la dirigenza etnea sul banco degli imputati, rea di non aver capito quali valori tecnici avesse a disposizione. Ribadendo con grande onestà e con grande riconoscenza il grande lavoro economico fatto da PLM e soci nel recupero di una condizione a dir poco negativa in cui le casse del Catania Calcio erano state lasciate dalle precedenti gestioni, dal punto di vista tecnico il lavoro di quest’anno non può non essere oggetto di critiche forti e precise. Una squadra che l’anno scorso, pur con tutti i suoi limiti, era stata in grado di disputare un campionato invidiabile, finendo dietro solo ad un Lecce da record e che da anni lavorava per raggiungere l’agognata promozione, e che era stata eliminata solo in semifinale play-off dominando nella gara di ritorno il Siena allora di Marotta, salvato al “Massimino” da due traverse, prima di Lodi su punizione e poi di Mazzarani sul rigore decisivo, è stata numeri alla mano vistosamente depotenziata a dispetto di quanto dichiarato tra agosto e settembre.

Difesa: tralasciando il ribasso delle quotazioni di Pisseri, che quest’anno si è reso autore di alcune amnesie a cui non aveva ancora abituato nessuno, la retroguardia etnea, pur non essendo il peggior reparto stagionale, ha visto la partenza obbligata di un pilastro come Bogdan, discretamente sostituito da Silvestri, il quale però si è peggio assortito con Aya, con un anno in più sulle spalle, ma comunque insostituibile date le poche garanzie dimostrate da Lovric ed Esposito soprattutto.

Esterni: situazione quantomeno invariata rispetto allo scorso anno, con un Calapai che ha certamente migliorato la situazione sulla corsia di destra, ma con un netto flop di Scaglia e delle prestazioni soltanto sufficienti da parte di Baraye, incapaci a tal punto di sostituire Marchese e Porcino e da “costringere” il primo dei due ad indossare nuovamente gli scarpini dopo sei mesi in cui era rimasto fuori lista.

Centrocampo: ecco che iniziano le vere note dolenti della campagna acquisti etnea. Il Catania targato Lucarelli, oltre ad avere un Lodi e un Biagianti di un anno più giovani, argomento che terrà banco quest’estate data l’impossibilità da parte dei due senatori di garantire continuità di rendimento con l’incessante passare delle primavere, vedeva tra le sue fila un giocatore tanto vituperato quanto spesso efficace: Mazzarani. L’ex 32 rossazzurro, certamente colpevole del decisivo errore dal dischetto sopra citato, ha quest’anno collezionato 11 presenze in Serie B, a dimostrazione delle qualità comunque mostrate sotto l’Etna nella sua permanenza con ben 7 gol e 5 assist nella sua ultima stagione. Il giocatore, attualmente in forza alla Salernitana, era unico per caratteristiche nella rosa del Catania, essendo un centrocampista con il “vizio del gol” e la cui sostituzione con Angiulli, altro flop della stagione, non è stata azzeccata. Il solo Carriero, infine, non è riuscito a sistemare i problemi di un centrocampo che vanta pochissimi assaltatori.

Attacco: vero e grande fallimento dell’opera di potenziamento estiva, quando l’acquisto di Marotta sembrava aver segnato la retta via verso il decisivo salto di qualità che rendesse possibile l’assalto alla vittoria del girone, è stato poi ridimensionato dai fatti. Il centravanti ex Siena, pur essendosi dimostrato superiore a Curiale per qualità fisiche e tecniche, dopo un buon inizio, oggi invece sembra irriconoscibile, spesso preda di nervosismi inutili e controproducenti. Le partenze di Russotto, Caccavallo e Di Grazia (fuori rosa per quasi tutto l’arco della stagione), non sono state adeguatamente sostituite dalle scommesse Barisic, addirittura ceduto a gennaio, e Llama, che non è mai stato abile e arruolabile davvero. Manneh, invece, essendo ancora un giovanotto, non poteva di certo farsi carico di tutte le responsabilità offensive. Neanche l’arrivo di Di Piazza e il passaggio alle due punte è servito a molto, vista la lentezza e la prevedibilità della manovra rossazzurra. Sarno poteva sicuramente fare la differenza, eppure non ha mai sostenuto fisicamente il ruolo di titolare.

Ad oggi dunque la stagione non può che essere rovinosa, tenendo conto dell’obiettivo segnalato e dichiarato a più riprese fin da settembre dalla società stessa. Adesso il Catania potrebbe essere costretto a giocare i play-off in un ambiente che purtroppo ormai risulta essere stufo di vedere giocatori che non riescono ad indossare la maglia rossazzurra nella maniera in cui ci si augurerebbe. Lasciare la Serie C sembra essere diventata una sfida troppo grande.

(Fonte foto: calciocatania.it)

Claudio Maggio

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