CATANIA, MALATO IMMAGINARIO: ORA TOCCA A PETRONE
La trasferta di Agrigento, teatro dell’ennesima, inspiegabile, quanto netta involuzione del Catania rispetto alle gare casalinghe, è stata fatale per l’allenatore Pino Rigoli, il quale ha risolto consensualmente il contratto che lo legava alla società etnea. A farne le spese anche l’allenatore in seconda Alessandro Russo. La risoluzione consensuale dei due contratti è inoltre manna dal cielo per le casse etnee che, come è noto, sono già state sforzate durante il mercato di gennaio. Decisione quasi dovuta dopo lo sforzo fatto per mettere insieme una rosa di primissimo livello per la categoria, che ha però una differenza di rendimento tanto enorme quanto inspiegabile tra casa e trasferta. Fatale, ironia della sorte, è stata proprio la sconfitta contro i cugini dell’Akragas, ex squadra del tecnico.
Il cambio di guida era ormai necessario, chiesto a gran voce dalla piazza in numerose occasioni e giustificato dalla sensazione che il gruppo non seguisse più colui che dovrebbe esserne il faro, in particolar modo nelle situazioni difficili. Infatti, ed è accaduto ancora una volta ieri, i rossazzurri nelle difficoltà non reagiscono, sembrando quasi distratti e svogliati. Passata in vantaggio subito, grazie al netto rigore concesso per il fallo di mano che ha impedito a Tavares la seconda gioia della sua nuova avventura, la squadra ha allora messo il freno a mano, tentando di produrre il massimo risultato col minimo sforzo e facendosi trascinare dalla corrente della gara. Questo atteggiamento, irriconoscibile rispetto a quello interno dove i giocatori, trascinati dal pubblico, sembrano dei leoni vogliosi di surclassare qualsiasi avversario, causa poi un assopimento dal quale non ci si desta neanche dopo il pareggio da cineteca di Pezzella, e che viene seguito da una debacle finale che porta al vantaggio dei padroni di casa con Salvemini.
Ulteriore elemento, il quale avvalora la tesi per cui il motivo delle sconfitte esterne del Catania sia uno scarso approccio dal punto di vista mentale alla gara, è l’errore dagli undici metri nel finale di Mazzarani (secondo errore del genere dopo quello in casa contro la Fidelis Andria, che ha fatto perdere altri due punti ai rossazzurri). Questa squadra sembra malata di un virus immaginario, che la rende invincibile in casa e stucchevole fuori. La similitudine che viene in mente, giudicando le esibizioni lontano dal “Massimino” di questo gruppo, è del classico studente intelligente che si applica davvero con il contagocce e fa il minimo indispensabile, a volte anche meno. Quando, però, in una classe gli studenti a non impegnarsi sono praticamente, chi più chi meno, tutti, il problema è il rapporto con il professore. Giusta quindi la decisione di cambiare, speriamo in meglio, ma così era impossibile andare avanti.
Catania saluta Rigoli augurandogli il meglio, ma anche consapevole che fosse l’uomo sbagliato alla guida di un gruppo che dovrebbe puntare ai piani alti della classifica in ottica play-off. Ora tocca a Petrone prendere in mano le redini del gioco. Il Catania riparte da lui.
Claudio Maggio
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