CATANIA, I MIRACOLI DI “SAN PISSERI” NON SEMPRE POSSON BASTARE…

“Un portiere è buono quando porta punti pesanti alla squadra”. Nulla di più corretto. E veritiero, soprattutto. Dopo stagioni travagliate – anche a causa dell’inefficacia di chi era chiamato a difendere i legni della porta etnea – il Catania sembra aver trovato finalmente il suo numero 1 del futuro. Anzi, il numero 12, per l’esattezza. Chi? Semplice, Matteo Pisseri. Sì, proprio lui, colonna portante e gemma preziosa dello scacchiere tattico orchestrato da Pino Rigoli. Finora, senza ombra di dubbio, il miglior acquisto siglato in estate dal ‘direttore’ Pietro Lo Monaco.

Giovanissimo – classe 1991, 25 candeline spente proprio due giorni fa – il talento di Parma pare già possedere le stigmate di chi, dopo anni di gavetta, sia destinato ad una carriera di altissimo livello. Roba da Serie A, insomma, senza voler affatto andare incontro ad esagerazioni. 1.88 m di pura esplosività, senso della posizione e riflessi di ben altra categoria. Chiedere per informazioni ad Andria, Matera, Foggia e compagnia cantante, ad esempio, trovatesi a sbattere violentemente contro il muro eretto dal supremo guardiano dei pali in maglia rossazzurra. Pam! Respinte con le manone protese su botta ravvicinata. Oppure uscite, salvataggi coi piedi a dire no alle velleità delle squadre avversarie. Momenti ricorrenti, frequenti, stampati nell’immaginario collettivo di tutti i tifosi dell’Elefante, ormai innamorati, come non accadeva da tempo, del proprio portierone.

Con i suoi interventi, “San Matteo” – come è già stato ribattezzato nelle ultime settimane – ha permesso al Catania di incamerare punti su punti. Una decina, se non di più. In casa, ma soprattutto in trasferta. Semplicemente decisivo, stop. Attenzione, però, ad aggrapparsi costantemente ai prodigi dell’ex Monopoli, perchè, come accaduto a Francavilla, questi alle volte possono pure non bastare. Occorre, infatti, una repentina inversione di tendenza, specie nelle gare lontane dal “Massimino”, per poter ambire a traguardi di primissimo ordine. Un atteggiamento, magari, un po’ più propositivo, finalizzato all’osare e non al contenere. Cercare di far gol, in ogni caso, anche lontani da casa. Consapevoli, comunque, che in caso di pericolo, ci sarà sempre quell’ultimo, straordinario, baluardo su cui poter contare…

Daniele D’Alessandro

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